Benvenuto caro lettore. Intanto ti fornisco qualche breve informazione sulla persona che si cela dietro le parole che stai per leggere. Mi chiamo Valentina e attualmente ho 16 anni. Abito a Reggio Emilia, una grigia e monotona città del Nord Italia che nessuno conosce. Qualche mese fa presi l'importante decisione di diventare un'exchange student, infatti trascorrerò 10 mesi in una bellissima cittadina vicino a Houston, Texas. Ho voluto aprire questo blog per avere a disposizione una valvola di sfogo, un luogo in cui poter essere quello che sono senza filtri. Detto questo buona lettura.

giovedì 31 marzo 2016

Tempo.


Mentre la campagna si faceva sempre più sconfinata, i miei occhi cominciarono a scrutare quei dettagli impercettibili che ormai sono soliti riempire le mie giornate. Chiazze blu si alternavano ad un bruciante rosso fuoco e il verde dell'erba faceva capolino di tanto in tanto, come per prendere fiato, soffocato da nuvole di fiori invadenti. La velocità così perpetuamente regolare mi fece poco a poco perdere il senso del tempo, tanto che un viaggio durato 4 ore mi parve di nemmeno una ventina di minuti. 
Destinazione? Anni 70. 
E' sorprendente quanto alcuni luoghi non invecchino, soprattutto quando in contrasto abbiamo sotto gli occhi città che diventano metropoli, edifici che sembrano voler toccare il cielo e industrie che fanno a gara per chi usa il minor numero di manodopera, affidandosi sempre di più al progresso tecnologico. 
Esiste però un triangolo, nel più sperduto angolo del West Texas, i cui vertici sono rispettivamente i paesini di Uvaldi, Christal City e Currizzo Spring. 

ATTRAZIONE TURISTICA DA NON PERDERE: La Pryor, nonché misera aggregazione di case all'apparenza abbandonate con una scuola differentemente moderna e un paio di ranch confinanti con il nulla assoluto. E qui, ero diretta per festeggiare la Pasqua più sorprendente della mia vita.

Come da copione, mi trovai ad essere la pecora nera; la pesantezza di sguardi incuriositi dai miei capelli biondi e occhi azzurri si faceva sentire ad ogni angolo svoltato in macchina.
Le insegne scolorite nei negozi sembravano noncuranti del fatto che l'America è un paese anglofono, mostrando fiere scritte in spagnolo e quelli che originariamente dovevano essere giardini fungevano da provvisorio parcheggio per veicoli provenienti da un'epoca a me non chiara. 

Tutto questo suscitò in me una curiosa meraviglia, la quale non faceva che aumentare via dopo via, casa dopo casa, persona dopo persona. Invece che la scontata pena per la chiusura mentale della gente del posto, i mie sentimenti erano rivolti più al fascino nascosto di un epoca a cui non potrò mai appartenere ma che, ho avuto modo di confermare, non se n'è mai andata del tutto. 


Il tempo, un misterioso fattore che condiziona le nostre vite; non si ferma se richiesto, non va avanti se aspettato. 

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