Benvenuto caro lettore. Intanto ti fornisco qualche breve informazione sulla persona che si cela dietro le parole che stai per leggere. Mi chiamo Valentina e attualmente ho 16 anni. Abito a Reggio Emilia, una grigia e monotona città del Nord Italia che nessuno conosce. Qualche mese fa presi l'importante decisione di diventare un'exchange student, infatti trascorrerò 10 mesi in una bellissima cittadina vicino a Houston, Texas. Ho voluto aprire questo blog per avere a disposizione una valvola di sfogo, un luogo in cui poter essere quello che sono senza filtri. Detto questo buona lettura.

martedì 30 gennaio 2018

Capitolo 1. Presentazioni 'mediocri'

Mi chiamo sempre Valentina, di anni non ne ho più 16, ma 19, abito sempre a Reggio Emilia, ma di case, ora, ne ho due, l'una a 8863.59 km dall'altra.
A luglio ho conseguito la maturità classica e a settembre ho iniziato a frequentare i corsi di Lingue e Culture Europee presso l'Università di Modena. Al momento ho affrontato un qualche sporadico esame, senza eccellere né fallire. Non studio a tempo pieno, come la maggior parte dei miei coetanei. Insegno ginnastica ritmica in una piccola società sportiva locale e attualmente la considero la mia primaria attività. La mia famiglia è ancora lì, sostenendomi in ogni mia scelta, chi da vicino e chi purtroppo da lontano. Anche Walt è ancora lì, dove deve essere. 'Tutto a posto e niente in ordine' dice sempre mia nonna; e le nonne, miei cari, hanno sempre ragione. 


In America, una persona una volta mi disse di non accettare mai la mediocrità; lo sto facendo? Forse. O forse no. Dipende dai punti di vista. 
Ma cos'è la mediocrità? Un 28\30? Un 98\100? La mediocrità non è un numero. Mediocri sono le persone che non hanno una passione, le persone che si amalgamano a quella massa amorfa di struzzi che nascondono la testa dentro uno smartphone, o coloro che si lamentano della realtà constatandone l'immobilità ma poi ritrovano loro stessi ancorati all'utilità della monotonia senza valori ogni qualvolta si presenti uno spiraglio di cambiamento. Queste persone non hanno un colore, una nazionalità, una razza. Non sono i 'cazzoni' italiani o gli americani ingenui, e nemmeno i brillanti tedeschi o i precisi nordici. Sono gli abitanti di un mondo mediocre. E io ne faccio parte. 
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

My name is still Valentina, but now I'm 19. I still live in Reggio Emilia, but I have two homes now, and one is 5503.92 miles from the other. 

This summer I graduated from High School and I started to attend European Languages and Cultures curses at Modena University last September. Currently I took some sporadic exams, never failing, but at the same time never excelling. I'm not a full-time student, like the majority of people of my age. In fact, I am a rhythmic gymnastics trainer and, at the moment, coaching is my priority. My wonderful family is still there, supporting my choices, although it's not complete anymore. Also, Walt is still there, right where he has to be. 'Everything good, but nothing ordered' (Italian saying) my grandma always says; I'll tell you this, my dears, grandmas are always right. 

In the US, there was a person who once told me to never accept mediocrity; am I doing it? Maybe. Or maybe not. It's a mean of perspectives. 
But what does mediocrity mean? Is it a 28\30? Or a 98\100? Mediocrity is not a number. The mediocre are those people who don't have a passion to fight for, people who always standardise themselves to an amorphous mass of otriches that hide their head into a smartphone, or those who complain about reality acertaining its immobility, without trying to change anything because they are too used to their own worthless monotony. These people don't have color, race or nationality. They are not Italian 'dicks' or naive Americans, not even bright Germans or precise Scandinavians. They are the citizens of a mediocre world. And I am part of it. 

giovedì 11 gennaio 2018

Ricalcolo.

Poco tempo fa mi è stato detto di ricominciare a scrivere. E perché no? Dopotutto quello che pensavo essere un blog popolato da fantasmi in realtà è stato letto più di 60000 volte, completamente a mia insaputa.
Il viaggio in America attira l'attenzione più di qualche poesia o pensiero random, e allora perché non continuare a parlarne a posteriori? E' un fatto concluso, direte.
Eppure, le considerazioni esposte dal punto di vista di una sedicenne che, impaurita e spaesata, si ritrovò catapultata in una realtà a lei mai appartenuta possono essere riviste, rielaborate, rivalutate da una coscienza un po' più matura di qualche anno, e costituire quindi un aiuto ben più concreto ai futuri temerari che varcheranno le porte del Nuovo Mondo a breve.
Quindi che ne dite se riavvolgiamo il nastro e ripartiamo per la stessa avventura, ma da un'altra prospettiva?


Some days ago I was told to restart my writings. I thought 'why not?' After all, what I believed a ghost blog, actually turned out to have been read more than 60k times, and I was totally not aware of it.
My American trip draws more attention than some random poems, so why should I stop talking about my US experience? Let's talk about it, but retrospectively. Besides, considerations made by a scared and lost 16 year old, who found herself in the middle of a weird reality she never felt a part of, can be revised, or even revalued with different self consciousness of events, facts, people. I think this would be even more helpful to those of you who are brave enough to enter the gates of the New World.
What do you think about rewinding the tape and leaving again for the same adventure, though seen from another perspective?