Benvenuto caro lettore. Intanto ti fornisco qualche breve informazione sulla persona che si cela dietro le parole che stai per leggere. Mi chiamo Valentina e attualmente ho 16 anni. Abito a Reggio Emilia, una grigia e monotona città del Nord Italia che nessuno conosce. Qualche mese fa presi l'importante decisione di diventare un'exchange student, infatti trascorrerò 10 mesi in una bellissima cittadina vicino a Houston, Texas. Ho voluto aprire questo blog per avere a disposizione una valvola di sfogo, un luogo in cui poter essere quello che sono senza filtri. Detto questo buona lettura.

martedì 29 dicembre 2015

Lightful.

Una volta ho detto a me stessa che non aveva più senso festeggiare il Natale. I regali, che prima erano elencati in una letterina appoggiata sulla punta del mio albero in salotto, erano diventati un'esplicita richiesta ai miei genitori qualche giorno prima della vigilia. Quell'ansia che, dopo il cenone con i nonni, mi prendeva il petto e mi spingeva a nascondermi sotto il mio letto era scomparsa già da una manciata di anni. Niente aveva più senso. Le decorazioni appese con noncuranza qui e là per casa, l'ombra di stanchezza sul volto di mia madre, l'albero di legno lasciato sulla mensola dall'anno prima. La magia era passata. 
Finchè non ho cambiato prospettiva. 
Il mio primo e probabilmente ultimo Natale americano ha riacceso in me quello spirito fanciullesco ormai perduto, scatenando una serie di fantasie riguardanti la mia vita futura. Non voglio grigiore, non voglio polvere, voglio vedere i sorrisi dei miei bambini scendere le scale correndo curiosi di scartare i regali che Babbo ha portato, proprio come i miei due fratellini hanno iniziato la loro giornata. Voglio trascorrere un intero weekend tra calze, rami e luci ascoltando 'Jingle Bells' o 'Have yourself a merry little Christmas', per poi ammirare il mio capolavoro con un bicchiere di vino rosso seduta sul divano accanto a mio marito. Questa avventura sta forgiando nella mia mente l'immagine di quello che io spero sarà la mia vita, incrementando l'ambizione che è sempre stata parte del mio carattere. 
Non fraintendetemi però, non è stato facile trascorrere la festività più importante dell'anno con persone che conosco da appena due mesi. Ci sono tradizioni italiane che non sono rimpiazzabili, ma sono più che grata per come la mia famiglia ospitante ha reso tutto così memorabile e allo stesso tempo leggero, 'homesickless'. Non smetterò mai di ringraziarli per avermi accolto in modo così caloroso nella loro vita già così piena e completa. 

Dopo questi ormai soliti pensieri profondi, ecco a voi qualche 'Random Fact' natalizio. 
 - Alcune famiglie americane arrivano a spendere $10.000 in decorazioni ogni anno. 
 - circa 19 miliardi di dollari di regali quest anno verranno mandati in speciali magazzini di riuso in quanto non desiderati. 
 - A Natale, come durante il ringraziamento, è tradizione mangiare il tacchino. 
 - Gli americani continuano a ripetere che il Natale non è altro che il compleanno di Gesù, ma poi si contraddicono spendendo migliaia di dollari in regali. 
 - Se con 'regali' voi pensate al pensierino che noi siamo soliti donare ai membri delle nostre famiglie site fuori strada; qui si arriva ad avere il salotto pieno, e dico PIENO di regali giganti. 
 - Hobby Lobby è diventato il mio negozio preferito. Un indizio? Le decorazioni sono divise per sfumatura di colore e c'è una sezione per ogni area della casa. (MAN CAVE compresa) 
 - L'anno prossimo convincerò la mia famiglia a fare un Gingerbread house contest.


Per questo Natale è tutto guyz, see y'all in 2016. 

-Vale 
Italian Spirit
Stairs.

My gingerbread house.

 

venerdì 18 dicembre 2015

Materialism.

Vorrei considerare questo come un piccolo 'extra'.
Circa una settimana fa ho avuto un cosiddetto 'essey' durante la classe di inglese in cuila consegna diceva: "Are individuals and society manipulated by money and materialism?"

Bene, oggi voglio condividere con voi la mia risposta, spero vi piaccia.

Our society has been manipulated by money and materialism more and more from the beginning of 20th century to the modern days thank to technological advancement that seems to has become an actual addiction. People, today, show a particular obsession for 'things' that certainly they don't need at all, just to feel that uncatchable satisfaction that is going to disappear once something else is missing. "We are living in an increasingly superficial society where material objects are discarded almost as soon as they appear, to be supplanted with more and newer or better objects" (Ludwig Lowestein). That must be true because most of the times we are so focused on what is going to happen next, that we forget to enjoy and be thankful for what we do have; that's called materialism.
But we are not the only society influenced by the power of money, in fact all this attachment to tangible things began with the 'boom' of technology discoveries in the 1920's, where wealthy families were continously judged by other rich people and cars, radios, clothes and houses became possessions to show off any time as possible. We have an example of this richness context in 'The Great Gatsby' book, where the theme of money is underlined in each chapter, even demostrating that a childish young woman would have chosen the security of wealth instead of true love.
Someone though could argue that money are necessary to live a decent life; that's absolutely right, but it doesn't mean that people are excused to forget what the real values are, as Daisy does when she cries over the expensive objects owned by Gatsby; we should see happiness on her face, since she found the 'missing love of her childood', but instead she just regrets what she could have had.
This is still happening in our daily lives, in which people are always unsatisfied and never grateful, because it seems that the grass is always greener somewhere else.

Se sei arrivato in fondo a questo primo, illeggibile pensiero in inglese, sei un temerario, i miei complimenti!

lunedì 14 dicembre 2015

Vivendo.

Prima di partire, cari futuri exchange, mi struggevo figurandomi immagini di quello che sarebbe stata la mia nuova vita in questo paese. La verità è che, nonostante la tentazione spinta dalla curiosità sia davvero tanta, non dovete crearvi delle aspettative. Dovreste arrivare ad agosto prossimo con la mente libera da qualsiasi fantasia, da qualsiasi sogno e, cosa più difficile, da qualsiasi giudizio.
Non potrà piacervi tutto, le persone vi appariranno diverse, il mondo troppo grande e voi così piccoli. Ma sapete cosa? Giorno dopo giorno accumulerete conoscenza, stamperete immagini davanti ai vostri occhi, le vostre orecchie si adatteranno a quei suoni squillanti che riempiono i corridoi della scuola e solo allora vi accorgerete che il vostro punto di vista è cambiato. Non sarete più la ragazza strozzata dai singhiozzi che guarda le le nuvole infinite dal finestrino di un areo, ma un cittadino del mondo, che osserva dall'alto i giorni; questa volta non sognando, ma vivendo.


Sono ormai quattro mesi che sono qui. Un mese e mezzo dal mio trasferimento. Cos'è cambiato? Tutto. Fuori le strade sono illuminate da luci insane ed animali delle fiabe che prendono vita di notte nei frontyards delle famiglie; dentro, un albero di Natale alto più di un albero vero mi accoglie tutte le sere dopo scuola. Dire che gli americani sono ossessionati con le decorazioni è una presa in giro. Sarebbero capaci di morire per accaparrarsi l'ultimo ed irrinunciabile fiocco bianco e rosso da Target. Sono cose che mai capirò del materialismo americano ma che, da visitatrice temporanea, non posso non godermi fino in fondo. Ma nulla è cambiato di più che me stessa. Non devo più fermarmi a pensare prima di dire grazie ad una persona per un gesto naturale; non mi sorprendo più davanti alle quattordicenni incinte o alle ciabatte portate con le calze; il mio naso non si arriccia più quando mi presentano il latte al cioccolato con il purè di patate e le crocchette di pesce. Cosa più importante, mi sento sempre più forte ogni giorno che passa, sempre più indipendente, adulta. Finalmente colgo la bellezza nelle piccole cose, e dopo due mesi di privazioni, ora un pomeriggio in giro per la città con uno Starbucks in mano e un'amica con cui parlare di frivolezze mi sembra un miracolo dal cielo. Ho imparato a dare un valore a tutto quello che ho sempre avuto ma che non ho mai avuto l'umiltà di apprezzare; e ora, quando descrivo le mie prime settimane qui, rispondo agli sguardi increduli delle persone con un un sorriso pieno di consapevolezza che ogni singolo secondo passato nella più completa oppressione sia servito. Non cambierei nulla di quello che ho vissuto, anzi ringrazio tutti i giorni, silenziosamente nella mia mente, il signor Caso, in cui io credo devotamente, per avermi guidata in questo straordinario percorso.


Detto questo, vorrei, per la prima volta, rivolgermi in modo diretto a voi. Chiunque siate, se avete bisogno di un consiglio, voglia di dare un suggerimento per un futuro post, o semplicemente una curiosità a proposito di quello che sto vivendo, vi prego di non farvi problemi a scrivermi, che sia in privato su Facebook, o pubblicamente nei commenti qui sotto. Sarò sempre felice di potervi rispondere e accontentare una richiesta.

In attesa di questo Natale diverso dal solito,

Vale




Entrambe le foto sono al Nutcracker Market di Houston.
Nov. 14



domenica 6 dicembre 2015

Parigi.

Come ho in parte detto, di parole per descrivere certe atrocità io non ne ho. Ma voglio lasciare un segno, qui, per ricordarmi di questo periodo tutt'altro che luminoso per la storia del nostro mondo. Per questo, ho deciso di pubblicare un pensiero di una persona che avete già incontrato se da sempre avete seguito questo mio angolo di sfogo. A te la parola, Walt.

'[...] I morti sono 150. I feriti 120; anzi sono di più. Sono centinaia, migliaia, milioni, siamo tutti noi. Tutti siamo lividi di ciò che è successo; tutti oggi siamo vestiti a lutto circondati da un silenzio che mi suona irreale. Parigi è da sempre il centro della vita europea, il fulcro delle arti, lo stendardo delle libertà. Tutto questo ieri notte è stato bruciato nelle fiamme delle esplosioni, lacerato dai colpi rimbombanti dei fucili. Non ci sono più parole per narrare i fatti; ciò che è accaduto è semplicemente il segnale del regresso umano. L'uomo è diventato nemico di se stesso, assassino di quelli che sono i suoi stessi dogmi, al servizio di una religione che nemmeno loro sanno ormai più interpretare. Dove sono i principi della Rivoluzione Francese? Dov'è l'egalité? Dov'è la fraternité? Dov'è la liberté?
Il mio pensiero va ai parigini, ma anche al mondo, ad un mondo sotto attacco, che purtroppo si sta abituando ad un clima di perpetua paura seppure abbia bisogno di pace tanto quanto ha bisogno di ossigeno. Mi rivolgo ad un mondo che deve reagire, per loro, per tutti, PER NOI. [...]'