Benvenuto caro lettore. Intanto ti fornisco qualche breve informazione sulla persona che si cela dietro le parole che stai per leggere. Mi chiamo Valentina e attualmente ho 16 anni. Abito a Reggio Emilia, una grigia e monotona città del Nord Italia che nessuno conosce. Qualche mese fa presi l'importante decisione di diventare un'exchange student, infatti trascorrerò 10 mesi in una bellissima cittadina vicino a Houston, Texas. Ho voluto aprire questo blog per avere a disposizione una valvola di sfogo, un luogo in cui poter essere quello che sono senza filtri. Detto questo buona lettura.

martedì 29 dicembre 2015

Lightful.

Una volta ho detto a me stessa che non aveva più senso festeggiare il Natale. I regali, che prima erano elencati in una letterina appoggiata sulla punta del mio albero in salotto, erano diventati un'esplicita richiesta ai miei genitori qualche giorno prima della vigilia. Quell'ansia che, dopo il cenone con i nonni, mi prendeva il petto e mi spingeva a nascondermi sotto il mio letto era scomparsa già da una manciata di anni. Niente aveva più senso. Le decorazioni appese con noncuranza qui e là per casa, l'ombra di stanchezza sul volto di mia madre, l'albero di legno lasciato sulla mensola dall'anno prima. La magia era passata. 
Finchè non ho cambiato prospettiva. 
Il mio primo e probabilmente ultimo Natale americano ha riacceso in me quello spirito fanciullesco ormai perduto, scatenando una serie di fantasie riguardanti la mia vita futura. Non voglio grigiore, non voglio polvere, voglio vedere i sorrisi dei miei bambini scendere le scale correndo curiosi di scartare i regali che Babbo ha portato, proprio come i miei due fratellini hanno iniziato la loro giornata. Voglio trascorrere un intero weekend tra calze, rami e luci ascoltando 'Jingle Bells' o 'Have yourself a merry little Christmas', per poi ammirare il mio capolavoro con un bicchiere di vino rosso seduta sul divano accanto a mio marito. Questa avventura sta forgiando nella mia mente l'immagine di quello che io spero sarà la mia vita, incrementando l'ambizione che è sempre stata parte del mio carattere. 
Non fraintendetemi però, non è stato facile trascorrere la festività più importante dell'anno con persone che conosco da appena due mesi. Ci sono tradizioni italiane che non sono rimpiazzabili, ma sono più che grata per come la mia famiglia ospitante ha reso tutto così memorabile e allo stesso tempo leggero, 'homesickless'. Non smetterò mai di ringraziarli per avermi accolto in modo così caloroso nella loro vita già così piena e completa. 

Dopo questi ormai soliti pensieri profondi, ecco a voi qualche 'Random Fact' natalizio. 
 - Alcune famiglie americane arrivano a spendere $10.000 in decorazioni ogni anno. 
 - circa 19 miliardi di dollari di regali quest anno verranno mandati in speciali magazzini di riuso in quanto non desiderati. 
 - A Natale, come durante il ringraziamento, è tradizione mangiare il tacchino. 
 - Gli americani continuano a ripetere che il Natale non è altro che il compleanno di Gesù, ma poi si contraddicono spendendo migliaia di dollari in regali. 
 - Se con 'regali' voi pensate al pensierino che noi siamo soliti donare ai membri delle nostre famiglie site fuori strada; qui si arriva ad avere il salotto pieno, e dico PIENO di regali giganti. 
 - Hobby Lobby è diventato il mio negozio preferito. Un indizio? Le decorazioni sono divise per sfumatura di colore e c'è una sezione per ogni area della casa. (MAN CAVE compresa) 
 - L'anno prossimo convincerò la mia famiglia a fare un Gingerbread house contest.


Per questo Natale è tutto guyz, see y'all in 2016. 

-Vale 
Italian Spirit
Stairs.

My gingerbread house.

 

venerdì 18 dicembre 2015

Materialism.

Vorrei considerare questo come un piccolo 'extra'.
Circa una settimana fa ho avuto un cosiddetto 'essey' durante la classe di inglese in cuila consegna diceva: "Are individuals and society manipulated by money and materialism?"

Bene, oggi voglio condividere con voi la mia risposta, spero vi piaccia.

Our society has been manipulated by money and materialism more and more from the beginning of 20th century to the modern days thank to technological advancement that seems to has become an actual addiction. People, today, show a particular obsession for 'things' that certainly they don't need at all, just to feel that uncatchable satisfaction that is going to disappear once something else is missing. "We are living in an increasingly superficial society where material objects are discarded almost as soon as they appear, to be supplanted with more and newer or better objects" (Ludwig Lowestein). That must be true because most of the times we are so focused on what is going to happen next, that we forget to enjoy and be thankful for what we do have; that's called materialism.
But we are not the only society influenced by the power of money, in fact all this attachment to tangible things began with the 'boom' of technology discoveries in the 1920's, where wealthy families were continously judged by other rich people and cars, radios, clothes and houses became possessions to show off any time as possible. We have an example of this richness context in 'The Great Gatsby' book, where the theme of money is underlined in each chapter, even demostrating that a childish young woman would have chosen the security of wealth instead of true love.
Someone though could argue that money are necessary to live a decent life; that's absolutely right, but it doesn't mean that people are excused to forget what the real values are, as Daisy does when she cries over the expensive objects owned by Gatsby; we should see happiness on her face, since she found the 'missing love of her childood', but instead she just regrets what she could have had.
This is still happening in our daily lives, in which people are always unsatisfied and never grateful, because it seems that the grass is always greener somewhere else.

Se sei arrivato in fondo a questo primo, illeggibile pensiero in inglese, sei un temerario, i miei complimenti!

lunedì 14 dicembre 2015

Vivendo.

Prima di partire, cari futuri exchange, mi struggevo figurandomi immagini di quello che sarebbe stata la mia nuova vita in questo paese. La verità è che, nonostante la tentazione spinta dalla curiosità sia davvero tanta, non dovete crearvi delle aspettative. Dovreste arrivare ad agosto prossimo con la mente libera da qualsiasi fantasia, da qualsiasi sogno e, cosa più difficile, da qualsiasi giudizio.
Non potrà piacervi tutto, le persone vi appariranno diverse, il mondo troppo grande e voi così piccoli. Ma sapete cosa? Giorno dopo giorno accumulerete conoscenza, stamperete immagini davanti ai vostri occhi, le vostre orecchie si adatteranno a quei suoni squillanti che riempiono i corridoi della scuola e solo allora vi accorgerete che il vostro punto di vista è cambiato. Non sarete più la ragazza strozzata dai singhiozzi che guarda le le nuvole infinite dal finestrino di un areo, ma un cittadino del mondo, che osserva dall'alto i giorni; questa volta non sognando, ma vivendo.


Sono ormai quattro mesi che sono qui. Un mese e mezzo dal mio trasferimento. Cos'è cambiato? Tutto. Fuori le strade sono illuminate da luci insane ed animali delle fiabe che prendono vita di notte nei frontyards delle famiglie; dentro, un albero di Natale alto più di un albero vero mi accoglie tutte le sere dopo scuola. Dire che gli americani sono ossessionati con le decorazioni è una presa in giro. Sarebbero capaci di morire per accaparrarsi l'ultimo ed irrinunciabile fiocco bianco e rosso da Target. Sono cose che mai capirò del materialismo americano ma che, da visitatrice temporanea, non posso non godermi fino in fondo. Ma nulla è cambiato di più che me stessa. Non devo più fermarmi a pensare prima di dire grazie ad una persona per un gesto naturale; non mi sorprendo più davanti alle quattordicenni incinte o alle ciabatte portate con le calze; il mio naso non si arriccia più quando mi presentano il latte al cioccolato con il purè di patate e le crocchette di pesce. Cosa più importante, mi sento sempre più forte ogni giorno che passa, sempre più indipendente, adulta. Finalmente colgo la bellezza nelle piccole cose, e dopo due mesi di privazioni, ora un pomeriggio in giro per la città con uno Starbucks in mano e un'amica con cui parlare di frivolezze mi sembra un miracolo dal cielo. Ho imparato a dare un valore a tutto quello che ho sempre avuto ma che non ho mai avuto l'umiltà di apprezzare; e ora, quando descrivo le mie prime settimane qui, rispondo agli sguardi increduli delle persone con un un sorriso pieno di consapevolezza che ogni singolo secondo passato nella più completa oppressione sia servito. Non cambierei nulla di quello che ho vissuto, anzi ringrazio tutti i giorni, silenziosamente nella mia mente, il signor Caso, in cui io credo devotamente, per avermi guidata in questo straordinario percorso.


Detto questo, vorrei, per la prima volta, rivolgermi in modo diretto a voi. Chiunque siate, se avete bisogno di un consiglio, voglia di dare un suggerimento per un futuro post, o semplicemente una curiosità a proposito di quello che sto vivendo, vi prego di non farvi problemi a scrivermi, che sia in privato su Facebook, o pubblicamente nei commenti qui sotto. Sarò sempre felice di potervi rispondere e accontentare una richiesta.

In attesa di questo Natale diverso dal solito,

Vale




Entrambe le foto sono al Nutcracker Market di Houston.
Nov. 14



domenica 6 dicembre 2015

Parigi.

Come ho in parte detto, di parole per descrivere certe atrocità io non ne ho. Ma voglio lasciare un segno, qui, per ricordarmi di questo periodo tutt'altro che luminoso per la storia del nostro mondo. Per questo, ho deciso di pubblicare un pensiero di una persona che avete già incontrato se da sempre avete seguito questo mio angolo di sfogo. A te la parola, Walt.

'[...] I morti sono 150. I feriti 120; anzi sono di più. Sono centinaia, migliaia, milioni, siamo tutti noi. Tutti siamo lividi di ciò che è successo; tutti oggi siamo vestiti a lutto circondati da un silenzio che mi suona irreale. Parigi è da sempre il centro della vita europea, il fulcro delle arti, lo stendardo delle libertà. Tutto questo ieri notte è stato bruciato nelle fiamme delle esplosioni, lacerato dai colpi rimbombanti dei fucili. Non ci sono più parole per narrare i fatti; ciò che è accaduto è semplicemente il segnale del regresso umano. L'uomo è diventato nemico di se stesso, assassino di quelli che sono i suoi stessi dogmi, al servizio di una religione che nemmeno loro sanno ormai più interpretare. Dove sono i principi della Rivoluzione Francese? Dov'è l'egalité? Dov'è la fraternité? Dov'è la liberté?
Il mio pensiero va ai parigini, ma anche al mondo, ad un mondo sotto attacco, che purtroppo si sta abituando ad un clima di perpetua paura seppure abbia bisogno di pace tanto quanto ha bisogno di ossigeno. Mi rivolgo ad un mondo che deve reagire, per loro, per tutti, PER NOI. [...]'



sabato 21 novembre 2015

No title.

Questa è la terza volta in due settimane che mi siedo qui, davanti ad un computer aperto su una pagina bianca. Questa è la terza volta in due settimane che inizio a scrivere, senza avere in realtà niente da dire. L'ormai passato attacco a Parigi e tutte le sue conseguenze mi hanno letteralmente tolto le parole. Solitamente, eventi di tale portata hanno nella mia mente lo stesso effetto che un di una tempesta, inducendomi quindi a scrivere flussi di parole incontenibili. Questo ha avuto l'effetto contrario. Mi ha svuotata. Mi dispiace di avere deluso le aspettative di chi di voi attendeva un post strappalacrime sulla crudeltà del fondamentalismo islamico, ma purtroppo si dovrebbe partire da un discorso generale, contestualizzato a partire da circa settanta anni fa. Non ne vale la pena, fidatevi.

Oggi no, non voglio deprimere. Oggi voglio strappare un sorriso.

Sapete qual'è una cosa davvero buffa? Fino a tre mesi fa avevo a mala pena letto il libriccino delle vacane di inglese, con storie ridicole su cavalieri e donzelle, con note a piè pagina per parole 'difficili' e con esercizi grammaticali alla fine di ogni capitolo; ora mi ritrovo a leggere 'The Great Gatsby' tutto d'un fiato. Fino a tre mesi fa sapevo di avere nel corpo circa 200 ossa; ora le so nominare tutte descrivendone pure la forma. Fino a tre mesi fa America era sinonimo di Obama; ora è sinonimo di una lista infinita di presidenti, guerre, tribù indiane e tanto tanto sangue.
Dicevano che la scuola qui non vale nulla, beh ragazzi, parliamone davvero.
Non mi piace essere didascalica, ma devo pur aggiornare con qualche novità pratiche. Una delle 'conseguenze inaccettabili' citate nel post precedente è il freschissimo cambio di scuola. Ora frequento la Seven Lakes High School, più comunemente definita come 'l'inferno la migliore dello stato del Texas'. Guess what? Sono demolita dal carico di studio che la bellezza di sette classi mi assegna tutti i santissimi giorni. Ho addirittura battuto il mio record personale di ore di studio giornaliere non alzando la testa dagli appunti di anatomia dalle 3 alle 10 di giovedì pomeriggio.
Anyway, è tutto completamente un altro mondo. Anzi, è tutto completamente come in un film adolescenziale: le cheerleaders non sono belle, sono PERFETTE; gli armadietti si usano, e devo ancora capire come aprire il mio; le persone hanno davvero tempo di parlare al cambio d'ora perchè non ci sono quei fottuti ritardi che gravano sulla condotta. Ora rimane solo da prendere su il ritmo accademico, cosa che, vi giuro su qualsiasi cosa, è tutto tranne che lento e costante.

I'm half Maverick and half Spartan now.

Perdonatemi per la vuotezza morale di questo post, ma non aggiornavo seriamente da troppo tempo.

See y'all,
Vale                                                                                         
                                                               


sabato 7 novembre 2015

A voi.

Sapete cosa? Oggi avrei dovuto scrivere un post infinito raccontandovi del mio nuovo Placement, della mia nuova famiglia, delle conseguenze inaccettabili che tutto questo ha avuto. Ma no. Non voglio. Non voglio che quello che scrivo diventi una cronaca, una narrazione piatta e monotona, un pezzo di giornale. No.

Questo è per voi, adulti e bambini.
Questo è per quelli che come me hanno scelto la strada più difficile , perché sanno che quella facile e senza ostacoli non porterà mai a nulla di concreto. 
Questo è per i ragazzi che in questo momento non sanno cosa fare della propria vita, e anche per quelli che invece la vita l'hanno già vissuta e si trovano a nuotare in un mare di rimorsi. 
Questo è per quei genitori che stanno imparando a lasciare andare i figli; per quelli che invece faticano a tagliare il cordone ombelicale, dico fidatevi. Fidatevi dei vostri figli perché se li avete amati torneranno sempre. Per un'abbraccio, un consiglio, un piatto di pasta. 
Questo è per quegli insegnanti che mettono passione nelle loro parole, che quando parlano si perdono nella loro stessa conoscenza, perché la conoscenza, ragazzi, non basta mai. 
Questo è per la scuola media; dove non si è né piccoli né grandi, ma si cominciano a conoscere sconfitta, dolore e solitudine. 
Questo è per quelli che non piangono per paura di essere derisi, ma che ancora non hanno capito che chi non piange affoga nel proprio dolore. 
Questo è per i teenagers americani che non ti salutano nei corridoi, o per quelli che ti fanno complimenti anche se non ti hanno mai vista prima. Per il loro " 'sup man" così vuoto. Per i freshmen esaltati, e per i seniors sicuri di se. Per le loro ciabatte inguardabili, per i calzini spaiati. 
Questo è per gli uomini che ancora aprono la portiera della macchina alla moglie, ma anche per quelli che non sanno come amare. Nessuno lo sa. 
Questo è per quelli a cui manca qualcuno tanto da non poter respirare. 
Questo è per i nonni, per quelli che ancora ci mandano le cartoline e nelle giornate no ci preparano una ciambella. Per quelli che ci sono sempre stati, per quelli che avrebbero voluto esserci e per quelli che non ci sono più.
Questo è per gli amici, quelli veri.
Questo è per i viaggiatori, per i malati di Wanderlust che hanno vissuto in aereo. 
Questo è per tutti. 
Questo è per voi. 


domenica 1 novembre 2015

Split.

'Non sempre le cose sono destinate a funzionare'.

Così mi è stato detto dalla mia associazione italiana quando sono giunta al punto di rottura. Ebbene si, la crepa nella mia corazza di cemento si è allargata, fino a creare una voragine che ha risucchiato qualunque sentimento positivo nell'ultima settimana.

Mi scuso per l'assenza, ma ho voluto essere certa dei sentimenti che provo prima di gettarli a capofitto in un foglio bianco. Ad essere sincera ho passato momenti in cui la mia abilità nel mentire a me stessa ha fatto si che una caos di dolore represso appesantisse il mio cuore, e di conseguenza la mia mente.
Oggi, in questa giornata dedicata ai mostri, agli spiriti e alle streghe, io ho preso una decisione che mi è costata pianti, rabbia e tanta debolezza. Cambierò famiglia. Lascerò questa casa di persone che mi amano come una vera figlia alla ricerca di quella che vorrei fosse la MIA esperienza. Fino ad ora ho vissuto tutto questo come un insieme di privazioni ed obblighi che mi hanno portata in un primo momento alla chiusura in me stessa, ma che poi tutto d'un tratto mi hanno trasformata in un vulcano di lacrime. Non dev'essere così. Non dev'esserci timore in una relazione. Non dev'esserci così tanta subordinazione. Non devono e non possono esserci così tante aspettative.
Perchè ho deciso di partire? Per migliorare me stessa, per crescere, per imparare, per diventare più sicura, PER VOLARE. Mi sono sempre sentita in gabbia da quando sono qui. Ora? Le persone incaricate di assistermi mi hanno capita ed appoggiata. Faranno di tutto per aiutarmi e per trovarmi una casa in cui vivere per i restanti 7 mesi. Anche se io ho già un'idea. Ma si scoprirà tutto vivendo giorno per giorno.

See yall.
Vale

venerdì 16 ottobre 2015

Blessing.

Chissà perché gli americani ci ritraggono come un popolo di devoti e credenti. Sì, abbiamo il papa. No, la maggior parte di noi non va più in chiesa dopo la prima comunione.

In quest post voglio appunto parlarvi di quello che, a mio parere, è uno degli argomenti più delicati di tutta la mia esperienza fino ad ora.
Comincio con un consiglio rivolto ai futuri exchange che probabilmente in questo momento stanno già preparando i documenti per l'iscrizione al programma: SCRIVETE LA VOSTRA LETTERA CON TOTALE CONSAPEVOLEZZA DEL VOSTRO LINGUAGGIO. Mi raccomando, sottolineate la vostra religione, qualunque essa sia. Ecco, la sottoscritta scrisse 'non sono una persona religiosa', ritenendo che la parola 'atea' fosse troppo scortese o potesse oltraggiare qualche credenza. Ora vorrei soltanto tornare indietro e correggere questa sfumatura che mi è costata 5 preghiere giornaliere e il divieto di indossare quello che ritengo consono.
Ebbene sì, in America la maggior parte delle famiglie basa la propria vita su Dio. E con questo non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma quando ti ritrovi a passare dalle bestemmie degli amici italiani al ringraziare il signore per poter mangiare uno yogurt, beh, è una sorta di shock.
Probabilmente il mio caso è davvero estremo, ma in generale ragazzi preparatevi anche ad una esperienza completamente nuova per quanto riguarda la scoperta della spiritualità. La Chiesa di per se qui è completamente diversa. Canzoni rock, discorsi filosofici, feste e tanto cibo. Niente preti decrepiti o quadri inquietanti. Solo teatri, palchi e un pubblico radiante e sempre partecipe. I ragazzi della mia età si incontrano allo youth group e parlano della settimana trascorsa. Gli adulti fanno lo stesso, solo con coetanei. Per gli americani è davvero una parte importante della vita; la comunità, la condivisone, lo stare insieme, cose che magari noi dimentichiamo nelle nostre famiglie 'liberali' qui sono quotidianità. Ma le cose positive finiscono qui, perché per tutto il resto ritengo questa fissazione per la religione un vero e proprio estremismo e fondamentalismo. Auguro a tutti coloro che stanno scegliendo la mia stessa strada di trovare una famiglia che lasci loro la libertà di professare qualsiasi religione, compreso l'ateismo.

E con questo vi saluto, sperando con tutto il cuore che questo weekend alla State Fair di Dallas possa donarmi un buon compleanno.

See yall,
Una quasi diciassettenne Vale

giovedì 8 ottobre 2015

Cari Italiani.

Cari Italiani,
non mi sono mai sentita parte del nostro paese. Nei miei ormai 17 anni di vita non ho mai provato il minimo senso di patriottismo. Questo fino a quando non ho lasciato la nostra Italia.

Cari Italiani,
cosa state facendo ? Se solo potessi aprirvi gli occhi, se solo poteste vedere tutto quello che il nostro paese ha da offrire, se solo poteste capire quanta bellezza possiede la nostra Italia.

Cari Italiani,
basta gettare immondizia sulla storia, basta sminuire la nostra cultura, basta lamentarsi di politica. Aprite la finestra, ammirate quella piazza, quella chiesa, quella collina. Respirate. Questa è la nostra Italia.

Cari Italiani,
assaporate ogni pasto, non pensate mai che una pasta al pomodoro sia una ricetta semplice. Fidatevi, tutti la invidiano. I sapori, i colori, i profumi, solo nella nostra Italia.

Cari Italiani,
non vergognatevi mai del vostro accento. Che sia del Sud, del Centro o del Nord. Siamo diversi, quasi tre mondi a se. Ma condividiamo un terreno di meraviglie, la nostra Italia.

Cari Italiani,
vi siete mai resi conto della bellezza della nostra lingua? La sottigliezza di quei termini ineguagliabili, la pesantezza e l'importanza di alcune parole. I suoni dolci e fluenti quasi cantati. Parla, fatti sentire nostra Italia.

Cari Italiani,
se potete andate all'estero. Dicono che non si riesca ad apprezzare una cosa fino a quando non la si perde. Non c'è cosa più vera. Vi mancherà la nostra Italia.

domenica 27 settembre 2015

Puffy.

Anche questa settimana è arrivata la domenica; è la mia sesta qui. Un mese e una settimana fa ero in un aeroporto dall'altra parte del mondo, io, una valigia, tante insicurezze.
Ora sono su un divano, io, un computer, una mente straboccante di pensieri. 

Homecoming. Parola chiave degli ultimi sei giorni. Cosa vuol dire esattamente? Ritorno a casa. Perchè? Non ne ho la più pallida idea, posso solo ipotizzare che sia una semplice antica tradizione americana. 
Lasciatemi spiegare in cosa consiste. 
La scuola si trasforma per cinque giorni all'anno in un circo, uno zoo, un locale per travestiti o non so che altro. Ogni giorno c'è un tema diverso secondo il quale ogni studente e insegnante dovrebbe ingegnarsi travestendosi. Ovviamente non tutte le scuole hanno le stesse idee. La mia quest'anno ha proposto i seguenti topic: 
-Superhero Monday
-Throwback Tuesday 
-Hawaiian Wednesday
-Purple\Mums Thursday
-Twins Friday
E fin qui, tutto normale. Quando però il primo giorno mi sono trovata davanti agli occhi una serie di ragazze vestite da Minnie, Gattine, Cagnoline i dubbi sono saliti a galla. Io, tutta completamente vestita di nero per tentare di ricordare Batwoman, ho iniziato a trarre la conclusione che tutta questo agghindarsi è l'ennesimo modo per trasgredire alla quantità smisurata di regole ed imposizioni che ci sono qui. Probabilmente tutti si sentono giustificati nei loro abbigliamenti esplicitamente esuberanti e talvolta provocanti, solo per il fatto che è una settimana di 'travestimenti'. 
Questo è il mio parere, poi, che io mi sia rotolata dal ridere vedendo certe indecenze o che mi sia sentita parte di qualcosa durante il Purple Day, è un'altra storia. Le mie sono sempre generalizzazioni; sto solo tentando di inquadrare questa cultura, e questo è il luogo in cui tento di sviluppare quei ragionamenti che giorno dopo giorno nascono nella mia testa e vi ci rimangono incompleti. 


Continuando con la parte narrativa, fortunatamente, il giovedì pomeriggio ho vissuto una bellissima serata in compagnia di un'altra manciata di exchange e alcuni amici, sostenendo la nostra scuola (che fa letteralmente schifo) alla partita di football più impostante della stagione. Non mi soffermo più di tanto su questo tipo di dettagli in quanto ancora una volta preferisco dare più spazio ai commenti personali che alla narrazione descrittiva vera e propria. Insomma, a chi importa se mi sono seduta vicino a Rennet o a Sophie? Le foto parlano al posto mio. 

Ma ora ragazzi, veniamo all'avvenimento autunnale più importante per un adolescente americano: il ballo. 
Che cos'è stato per me? Una farsa. Le ragazze nei loro vestitini pomposi da principessa, i capelli arricciati in modo impeccabile, le scarpette luccicanti, il trucco così pesante da nascondere i tratti somatici. I ragazzi in giacca e cravatta, gel nei capelli, nettamente oscurati dall'uragano di brillantini che nasconde la rispettiva partner. 
Preparazione di quattro ore, tutto deve essere perfetto. Ma per cosa poi? Per farsi un migliaio di foto con la bocca a papera da condividere su ogni social network di questa terra, sfilare per i corridoi della scuola fingendoli passerelle e ballare musica latino americana dalle 8 alle 11? Fa parte dell'esperienza, l'ho provato, ma no grazie. Non fa per me. Finchè si balla e ci si diverte tra amiche la cosa mi piace, ma quando quest'ultime trascorrono la serata a fare video e foto che ormai tutti hanno già visto, la cosa diventa parecchio monotona. 
Ciliegina sulla torta: l'attesissima elezione del re e regina. Lui, un giocatore di football mezzo cinese la cui unica capacità è saltellare su e giù dal palco facendo facce improbabili. Lei, una messicana dal volto facilmente dimenticabile. 
Io, allibita dalle movenze degli stessi ragazzi a cui viene vietato di vedere film in cui la parola con la f non è censurata. Seriamente, la coerenza?
Tuttavia, il bilancio della settimana è forse per la prima volta preceduto dal segno più, e la parola che contrassegna questo post descrive perfettamente tutto quello che ho vissuto negli ultimi giorni; è un dispregiativo divertente, buffo, quasi una sorta di derisione. 'Gonfio' è la traduzione letterale, che però non rende per niente l'idea. Tutto sommato posso dire che un mezzo sorriso sta pian piano rimodellando la mia bocca, forse è solo la consapevolezza che sto crescendo, che mi sento più grande del 90% dei ragazzi che ho intorno. Finalmente, questo è un bene. 

See yall, 
-Vale



sabato 19 settembre 2015

Stereotypes.

Cercando di scacciare la negatività che ho cominciato a trasmettervi dal momento in cui sono atterrata nel 'New World' (perdonatemi, US history mi sta letteralmente facendo impazzire), ho deciso di scrivere un doppio post in cui andrò ad elencare gli stereotipi che gli americani hanno di noi Italiani, e al contrario quelli che noi abbiamo su di loro ma che sono delle complete fesserie.

L'americano medio dice che:
- adora l'Italia, sarebbe il suo sogno più grande, il verde, la natura, le colline, il pane e l'olio ... e poi li fermo perché questa è solo una delle 20 regioni italiane, e per di più non è la mia.

- ha una bisnonna\bisnonno\zio\prozio\trisavolo\gatto\canarino che viene dall'Italia, o dalla Colombia, o dal Messico... o non si ricorda.

- ha davvero un parente nato in Italia, ma nel milleottocentoequalcosa.

- sono mafiosa.

- oh si, l'Italia, mi piace perché mi piace Olive Garden. (chi è stato in America sa di cosa parlo)

- suono il mandolino (?)

- urlo per le strade 'iamme iamme'

- ho un accento 'OHMYGOSH'

- ho una casa sul cucuzzolo della collina verde.

Ok, direi che è abbastanza.

Posso smentire che:

- non ci sono solo fast food, se li sai trovare, ci sono molti ristoranti quasi decenti in cui mangiare.

- non parlano solo di politica, anzi, avrò sentito la mia famiglia parlare delle prossime elezioni solo una volta.

- non son tutti grassi, o almeno, non il 90% ma il 60.

- qualcuno che si sappia vestire giuro che l'ho trovato.

- non ho ancora fatto un barbecue.

Posso invece confermare tutto il resto, compreso patriottismo, ignoranza e assoluta ingenuità da parte degli adolescenti (farò un post dedicato a quest ultimo argomento.)


Foto random di me che cucino.

giovedì 10 settembre 2015

Accenno.

Ho voglia di scrivere. Ma non ho tempo.
Giuro che è una sofferenza non poter dare sfogo ai propri pensieri se non in un altra lingua, che comunque non esprimerà mai al meglio ciò che macino nella mia testa.

Volevo fare questo breve post per aggiornare un po' tutte le persone (sì, immagino di parlare con un audience) che mi seguono.
Bella notizia? Forse riuscirò ad entrare nella squadra di danza della scuola, la quale apparentemente è più rinomata dell'alquanto penosa squadra di Cheerleading.
Brutta notizia? Ho passato un anno della mia vita a leggere blog di exchenge che parlavano della scuola americana come una passeggiata, una boccata d'aria dalla pesantezza del sistema scolastico italiano ecc. Be, per me non è affatto così. Ho test tutti i santi i giorni, e sì la magior parte sono a crocette, ma credetemi non sono per niente scontati e spesso mi ritrovo a studiare fino alle 10 di sera.
Posso concordare sul fatto che gli insegnanti siano totalmente diversi da quelli a cui sono stata abituata fino ad ora, ma la quantità i nozioni che mi tocca imparare è smisurata. Per non parlare dello sforzo che faccio a leggere tutte le sere 10 pagine di noiosissima storia americana in un inglese antiquato ed incomprensibile.

Bene, tutto questo per dirvi che sto impazzendo con la scuola.
Forse le cose dal punto di vista umano stanno andando meglio, o forse no. Lo scopriremo nella prossima puntata.

See yall

sabato 5 settembre 2015

People.

Non sono mai stata una persona estroversa e socievole. Non sono brava a farmi degli amici. Non sono brava a mostrarmi per quello che sono. Non so immettermi nelle conversazioni altrui per paura di essere di troppo.
Tutto questo in Italia.
Qui? Tutto questo al quadrato.

Il nostro caro e vecchio Aristotele l'aveva già intuito: l'amicizia è la più grande fonte di felicità che un uomo possa trovare nella sua vita. L'amicizia è nella natura umana, l'uomo è di per se uno 'zoon poletikon', un animale politico, è nato per stare insieme ad altre persone.
Le difficoltà però arrivano quando l'uomo capisce che non tutte le persone possono vivere tra di loro in serenità. Ci sono persone che si attraggono e altre che si allontanano le une dalle altre.
Ma cosa succede se un animale viene estrapolato dal proprio branco ed introdotto in un nuovo habitat con altri non appartenenti alla propria specie?
Di sicuro i primi tempi sarà escluso da tutti, in quanto diverso, con diverse abitudini, ma arriverà ad ambientarsi?
Il mio documentario finisce qui, perchè ora come ora non ne conosco il seguito.

Sono qui da due settimane, frequento la MRHS da 11 giorni, e non vedo miglioramenti dal punto di vista umano.
Non capisco se il problema sia io, o loro, o magari entrambi. Mi viene continuamente da piangere, ogni singola cosa che faccio. Ancor di più mi deprimo leggendo i blog dei miei compagni di viaggio, che dopo così poco tempo hanno già la loro compagnia, si divertono, conoscono altri exchange, sono pressoché felici di vivere il loro sogno così com'è.
Io? Io mi alzo alla mattina con il pensiero fisso di dover affrontare un'altra giornata in mezzo a persone che continuano a non piacermi (non sto assolutamente parlando della famiglia, sia chiaro), trascorro la mia mattinata sorridendo a persone che fanno fatica a ricambiare, pranzo con un gruppo di ragazze che parlano solo tra di loro in una sottospecie di strano inglese\spagnolo incomprensibile, l'unica exchange che mi hanno presentato non mi ha nemmeno detto ciao ed è scappata nella classe successiva, passo i pomeriggi a fare i compiti perchè sì, oltretutto mi è anche capitato uno dei distretti più importanti d'America per cui la scuola non è per nulla facile, ceno alle 6, e guardo la TV fino alle 10. Poi crollo. E tutto si ripete il giorno dopo.
 Tutti giustamente continuano a dirmi che è solo l'inizio, è normale, sei già fortunata ad essere nella famiglia in cui sei. Ok, va bene, ma continuo a non stare bene. Con me stessa e con le persone che ho intorno.

Non riesco a scrivere altro oggi, magari integrerò nei prossimi giorni dato che lunedì è Labor Day, festa nazionale.

See yall

venerdì 28 agosto 2015

Frullatore.

Sì, adoro le allusioni e le similitudini se non si fosse capito. Adoro tutta la retorica in realtà. Ma questo cosa ha a che fare con il post che state per leggere? In realtà è strettamente collegato. Come? è difficile da spiegare.

La scuola è iniziata. La mia routine sta pian piano prendendo forma. Ma quello di cui oggi voglio parlare non è altro che una ricetta molto semplice consigliata a coloro che sono davvero temerari e pronti al peggio.
Iniziate prendendo una ragazza con un un vestitino a fiori e buttatela dentro una scuola Americana di 4000 studenti. Aggiungete sette classi: Algebra, Danza, Anatomia, Francese, Storia, Storia dell'Arte e Inglese. Selezionate la modalità 'Only English' del vostro frullatore e premete avvio. Il risultato? Disorientamento totale e solitudine.

Come forse avete intuito i primi giorni di scuola non sono andati come ho sempre sognato. Se vi state chiedendo com'è una scuola americana, accendete la vostra televisione e inserite nel lettore DVD il film che ha plasmato i miei sogni, High School Musical.
Vedrete cheerlieder, armadietti, corridoi immensi, una mensa ancora più immensa, aule decorate, palestre personalizzate, studenti nei corridoi vestiti con la maglia della propria squadra. Ecco, è tutto esattamente così. L'unica piccola, impercettibile, inutile differenza è che le persone non hanno minimamente tempo di fermarsi e parlare tra di loro, nessuno canta e balla sui tavoli e NESSUNO sembra interessarsi a qualunque altro essere vivente non sia se stesso.
E come se non bastasse, ho avuto modo di constatare che la famosissima frase 'Everything is bigger in Texas', è presa esattamente alla lettera. Tutto è più grande. Dai libri alle chiese, dai parchi alle case. Compresa ovviamente la mia scuola.
Ora come ora sembra andare un po' meglio, ma vi giuro che ieri avrei voluto prendere il primo aereo disponibile per Milano. Perchè? Non si può spiegare a parole. Nessuno potrebbe capirlo se non i miei cari amici exchange, i quali se non lo hanno ancora provato, aimè lo proveranno presto.
Ma cosa c'entra quindi la retorica in tutto quello che ho blaterato fin qui? Ebbene, la retorica è forse la cosa (dopo Walt ovviamente) che mi manca di più. L'ironia, la sottigliezza della lingua italiana, l'elemento sublime che purtroppo in inglese non sono capace di estrapolare e utilizzare a mia volta.
Riassumerei il tutto con una parola: spontaneità della lingua. Ecco cosa manca.

Random facts:
- Le persone non sanno che in Italia si parla l'Italiano.
- I professori ballano e cantano in classe.
- Gli adolescenti americani sembrano molto ingenui ed ignoranti, quasi vivessero in una bolla.
- Ci sono più ispanici che americani.
- Non fidatevi degli americani che vi dicono di sapere il francese, non lo sanno per niente.
- Pranzano alle 10:30.
- Pensano che noi non sappiamo cosa sia una Pizza. O un Hotdog. O un Hamburger.

Direi che è tutto per this night.
Io e il mio AP US History book vi auguriamo buonanotte in vista del quiz di domani.

See yall

-Vale

domenica 23 agosto 2015

Leaving.

21\8
14:31 ora italiana.
Proprio ieri mi lamentavo di come il tempo fosse trascorso troppo in fretta; eppure, non mi aspettavo che la mia ultima notte in Italia sarebbe praticamente stata inesistente. Non mi sono accorta di nulla, le ore sono sembrate secondi inafferrabili, gli abbracci delle persone che amo momentanee carezze e le lacrime sul mio viso parevano la corrente di un fiume inarrestabile. C’è chi si vanta di non avere pianto salutando i propri genitori; io l’ho fatto e non me ne vergogno. Anzi, avrei voluto poterlo fare per ore, per poter sfogare quel nodo, più simile ad una matassa, che mi ritrovo nella gola. Invece sono già qui, seduta al posto 33J del volo United Airlines, cercando di non pensare agli sguardi annegati di Walt dietro a quel maledetto vetro che ‘sta mattina ci ha separati per ben 10 mesi. Sì, nessuno mi ha obbligato a farlo, solo me stessa. Solo quella me stessa desiderosa di conoscere i propri limiti, le proprie debolezze e magari una forza che ancora è incapace di gestire.

Ora come ora mi sento fragile, una fiamma esile che potrebbe spegnersi al primo soffio di vento. Il mio obiettivo: trasformarmi in un incendio.

22\08
20:16 ora americana.
Avevo letteralmente sottovalutato tutto questo. 
Sono qui esattamente da un giorno e, ragazzi, vi posso assicurare che ogni occhiata alla cabina armadio stracolma di cose provenienti da casa è un vero strazio. Per non parlare della maglietta di Walt... Inutile dire che sento già la mancanza di ogni singola cosa, ed è strano. Molto strano. Sto sperimentando questo nuovo legame affettivo con la mia città che non avevo mai provato prima. La mia mente era sicura di odiare l'Italia, odiare Reggio e tutte le persone che vi vivono. Ma non è così. Purtroppo ragazzi, casa è sempre casa. 
Tralasciando questo inizio un po' angosciante, la famiglia è fantastica, li adoro. I bimbi si sono già affezionati ed io più di loro. Ovviamente everything is different here, ma non importa, I'll get used to it. Come vedete, il mio cervello è già in modalità inglese, e perdonatemi se con il passare del tempo la mia scrittura peggiorerà.. Non è davvero colpa mia! 
Vi lascio qualche Random Fact, giusto per farvi capire cosa intendo con 'different'.
- Alle 8 di sera sembra già notte fonda e nel quartiere non c'è anima viva. 
- I bimbi vanno a letto alle 7. 
- si prega cantando. 
- nei supermercati ci sono banchi in cui puoi assaggiare qualunque cosa e tutto, TUTTO è catalogato come 'italiano', ma giuro che non ho mai visto nulla di tutto ciò sulla mia tavola a casa. 
- Non esistono i marciapiedi. 
- le targhe sono personalizzate e tutti , ma dico tutti , hanno almeno un simbolo che rappresenti il Texas (I have a lot of mavericks in my house!)
- le banche sembrano fast food dal di fuori.
- le persone cominciano a parlare tra di loro anche se non si conoscono e sembrano tutti amici da una vita.

Thats all guys, 
aggiornerò dopo i primi giorni di scuola! 

See ya 
-Vale 

giovedì 20 agosto 2015

Montagne russe.

Non ho fatto in tempo a tornare da Firenze che il conto alla rovescia è precipitato allo zero.
Non mi sono resa conto di nulla, né dei saluti alle mie amiche, né degli ultimi attimi nel centro di Reggio, il quale seppur monotono, mi mancherà moltissimo.
Come è stata quest'ultima settimana? Un caos vero e proprio. Cercando di organizzare uscite e saluti non sono riuscita ad assaporare al meglio questi ultimi giorni in Italia, e questa cosa mi rammarica. Vi risparmio gli sterili litigi tra le mie migliori amiche, a proposito dovrei scrivere un vero e proprio romanzo, quindi vorrei parlarvi di cosa avrei voluto godermi di più e di quelle che ora come ora sono le mie emozioni.
Punto primo. Se a maggio vi descrissi la mia parabola emotiva paragonandola ad un'altalena, ora dovrei dirvi che mi sento catapultata sulle montagne russe più pericolose al mondo.

Punto due. Una parte di me, che credevo non esistesse, si sente come svezzata, come un neonato a cui si sta per togliere il cordone ombelicale. L'altro mio lato, quello ormai su quell'aereo da mesi, è tutto un fremito accesso dall'adrenalina.

Punto tre. Non sono riuscita a salutare persone a cui tengo. Non per colpa mia, devo ammetterlo, ma rimarranno volti a cui assocerò un ricordo piuttosto negativo.

Punto quattro. In questa settimana mi sono accorta di chi mi ama davvero, e chi ha sempre fatto finta. Ho provato gioia e delusione al contempo, quando invece ero fermamente convinta che sarebbero prevalsi solo sentimenti positivi.

Quinto ed ultimo punto. Domani dovrò salutare i miei genitori e Walt. Non cambierei nulla del modo in cui siamo riusciti a sfruttare il tempo a nostra disposizione. Ora il tempo ha il coltello dalla parte del manico, e spero saprà come usarlo.

Bene, ora sono pronta. E se non lo fossi, be, lo dovrei essere comunque perché non si può tornare indietro. Tutto è pronto. Le valige mi guardano ansiose di essere trasportate dall'altra parte del mondo. Tra qualche ora sarò sola, e solo allora capirò di averlo fatto davvero.

Ci sentiremo molto presto,
-Vale

martedì 11 agosto 2015

Firenze.

Non manca più nulla. Ho tutto ciò che mi serve per affrontare il viaggio. Tutto, tranne una cosa forse troppo fondamentale: la consapevolezza di ciò che sto facendo.

Hey guys, eccomi come da copione una settimana dopo l'ultimo post. Lo splendido mare ligure ha lasciato il posto alle verdi colline toscane perché oggi avevo il tanto atteso appuntamento in consolato per l'approvazione del visto J1.
In realtà pensavo fosse una procedura molto più lunga, ma si è rivelata invece molto rigida e brevissima. Qualche rapida domanda sulla destinazione e mi hanno subito spedito fuori , lasciandomi libera l'intera giornata che ho ovviamente dedicato alla ricerca dei regalini per la famiglia. Ho trovato tutto ciò che cercavo, partendo da un semplice grembiule da cucina italiano fino ad un bellissimo braccialetto preso su Ponte Vecchio.
Tralasciando il viaggio esilarante (nonno alla guida), é stata una bella giornata; purtroppo una delle ultime che passerò con la mia famiglia.
Da domani inizieranno i saluti agli amici e salirà sempre di più quel nodo alla gola che fino ad ora è sempre stato soltanto delle dimensioni di una biglia. Mi aspetto tante risate, tante lacrime, e forse anche qualche brutta presa di posizione da parte delle persone che non condividono la mia scelta.
Ma sapete cosa vi dico? Non mi lascio giudicare da nessuno. Sono felice così.
Vi posterò qualche foto quando arrivo a casa, intanto potete trovarne qualcuna su Snapchat (vale_s1998).

See you soon guys, stay tuned.

-Vale


Ecco alcune foto della magica Firenze.



Sweet mummy.


mercoledì 5 agosto 2015

Mare.

Scusate l'assenza prolungata più del previsto. Mi giustifico dicendo che in realtà non avevo nulla da raccontare in merito all'America, la quale per ora è ancora astratta nella mia testa. Penso che il tutto si  concretizzerà soltanto seduta sull'aereo in attesa del decollo.
Comunque, ora mi trovo in Liguria, nella mia settimana di relax pre-partenza. Come sto ? Sono tornata ad essere quell"altalena che vi avevo descritto qualche mese fa. Alterno momenti di felicità indescrivibile, essendo comunque in vacanza con la persona che amo, a momenti davvero orribili. Come ora. Orribili purtroppo dal punto di vista fisico... Non riesco infatti a capire cosa mi stia succedendo... Ma non mi soffermerò su questo mio 'problema', in quanto penso sia davvero troppo personale per sventolarlo sul web. Se mai mi dovrà capitare anche in America, e non sarà difficile, allora approfondirò l'argomento dato che sarà comunque inerente al tema del blog.
Passando alle comunicazioni pratiche, ho ricevuto i dettagli dei voli: partirò da Milano Malpensa alle 10:40 del 21 agosto e, dopo un breve scalo a Newark, arriverò in Texas alle 18:20 dello stesso giorno.  La famiglia continua a preoccuparsi davvero tantissimo per me; mi ha addirittura chiesto se voglio arrivare prima per potermi ambientare meglio prima dell'inizio della scuola... Ma purtroppo ho spiegato loro che non dipende da me.
Ho anche comprato la valigia e i sacchetti sottovuoto, ora devo solo riempirli. Avrò tempo una volta tornata.
Per ora ho finito, spero di rimettermi.
Vi riaggiornerò circa tra una settimana, dopo che sarò andata a Firenze per il visto.
Baci,
-Vale

(-15)

domenica 26 luglio 2015

FaceTime.

Perdonatemi se in questo periodo aggiorno di continuo, ma le cose stanno succedendo tutte così in fretta che non posso fare a meno di fissarle per iscritto in modo che perdurino nel corso del tempo.
In ogni caso, partiamo con un chiarimento generale. Io non voglio che questo blog sia una semplice cronologia degli eventi. Il mio obiettivo è stato fin dall'inizio soffermarmi sui miei sentimenti, sulle mie paure, in modo da condividerle con gli altri; in secondo luogo, vorrei che quello che scrivo fosse d'aiuto ai futuri exchange quando l'anno prossimo saranno nei miei panni. Quindi ragazzi, fatemi sapere se raggiungo i miei scopi tramite i commenti a piè pagina. Intanto grazie a chi già mi segue e lascia complimenti, grazie davvero.
Ma veniamo al sodo, proprio ieri è stata una giornata intensissima: io e i miei genitori abbiamo fatto per la prima volta FaceTime con l'host family!! Eravamo tutti molto nervosi, soprattutto perchè non sapevamo esattamente cosa dire se non 'Hi guys, how are you?'. Invece pensate un po', la chiamata è durata più di un'ora..
Sono semplicemente fantastici, hanno voluto sapere tutto di me e della mia famiglia. Li adoro già e sento che sarà un'esperienza indimenticabile. I miei genitori sono al settimo cielo, e davvero, non potevo essere più fortunata.
Hanno in programma per me tantissime attività; mi hanno promesso che mi porteranno in giro per tutto il Texas, in particolare alla State Fair in Dallas ad ottobre.
Cosa dire poi dei bimbi, sono spettacolari.. Non so come farò a lasciarli quando sarà ora di tornare a casa... sento che mi affezionerò a loro come non mai. Non vedo l'ora di essere là con loro, di iniziare la scuola, di vivere come una vera american girl.
Ah, quasi dimenticavo, l'appuntamento in consolato è fissato per l'11 di Agosto alle 8:30 di mattina... che levataccia! Almeno riuscirò a farmi una settimana di mare con Walt prima della partenza che mi servirà, eccome se mi servirà!

A meno che non succedano altre cose che devono essere scritte obbligatoriamente, penso che riaggiornerò a metà della mia breve vacanza pre-America. Intanto, buona fine di luglio a tutti!

Baci,
-Vale

martedì 21 luglio 2015

PLACEMENT!!!

Ragazzi ancora non ci credo, é tutta mattina che alterno pianto a euforia e risa isteriche...
Prima di tutto..... Andrò in TEXASSSSSSSSS. 
Cavolo ragazzi, una delle emozioni più forti che abbia mai provato... 
Ricominciamo da capo e ripercorriamo la mia mattinata.
Oggi si prospettava una giornata davvero di merda (scusate il termine). Mi sono svegliata con lo stomaco sottosopra, senza motivo, e ho passato circa 4 ore sul divano a guardare serie tv inutili su Fox e a leggere un libro molto più che mieloso. Ho notato una chiamata persa sul mio telefono, ma sinceramente ero sicura fosse la Vodafone perché ricordavo il prefisso 02. Verso le 12:30 ho cominciato a preparare il pranzo frugando nel frigorifero e prima che riuscissi a tirare fuori una focaccia avariata mi arriva una telefonata di mia madre: era completamente in lacrime , e questo poteva significare solo una cosa: l'attesa era finita. 
Solo un exchange student può capire come ci si sente.. Ho cominciato ad urlare a squarciagola per la casa e mi sono fiondata sul tablet per cominciare le ricerche su scuola e famiglia. 
Allora, sono a circa 30 km da Houston, quarta città degli USA come popolazione. Il mio paesino si chiama Katy, sembra davvero accogliente e offre ai suoi abitanti moltissimi svaghi e luoghi di interesse. 
La mia scuola sarà davvero enorme, più di 3000 studenti e si chiama Morton Ranch High School. I colori sono il viola è il bianco e la mascotte è un Maverick , che dev'essere una sorta di bufalo!
Veniamo alla famiglia: la mamma ha 40 anni ed è di origine inglese, ma vive in Texas da circa 10 anni e fa l'insegnante; il papà è un giovanissimo finanziario di origine nigeriana. Questa bellissima coppia ha 2 figli piccolissimi, 1 e 3 anni; non vedo l'ora di poterli coccolare!! 
Hanno moltissimi interessi, tra cui cucinare (per fortuna), giocare a golf, bowling, viaggiare ecc.. 
Ora resta solo una cosa da sapere con certezza: la data di partenza! La scuola inizia il 24 agosto, quindi dovrei partire il 21 .. Ma ancora nulla di certo! Vi terrò aggiornati ragazzi! 
GO MAVERICKSSSSSS!!
This will be my new home.

Houston

sabato 18 luglio 2015

Photos.

Inutile dire che anche questa settimana è stata del tutto inconcludente. Quando penso di aver raggiunto il culmine dell'ansia, il giorno dopo questa si ripresenta ancora più martellante.
Ovviamente quindi non posso scrivere nulla a proposito dell'America , non c'è proprio nulla da dire se non che il BEC mi ha già mandato i documenti per la richiesta del visto nonostante non abbia ancora il placement, sottolineando ovviamente che ciò non implica notizie a breve.  No ma va? Che novità ...
Anyway, ho deciso di pubblicare un post composto quasi unicamente da foto di mie ,della mia famiglia e dei miei amici, così che sappiate un po' meglio chi si nasconde dietro queste parole sconsolate.
Me.
Walt.
Mum.

Dad.


Ilaria, compagna di ginnastica, ma anche di vita.

Le mie migliori amiche, Nicole, Caterina e Giulia. 


Rhythmic.

venerdì 10 luglio 2015

Niente.

Ancora nulla, e i giorni passano inarrestabili.
Ho aspettato a scrivere questo post nel caso arrivasse qualche minima notizia, un aggiornamento, un segnale che concretizzasse finalmente questa esperienza che per ora sembra essere ad anni luce da me.
Sono tornata nel mio schifo di città, la Sicilia è ormai alle mie spalle e di conseguenza sento il mio umore tuffarsi a capofitto sotto terra.
L'unica nota positiva di questa monotona settimana è stato il concerto di Jovanotti che mercoledì ha animato il Dall'Ara di Bologna. Dio, una meraviglia giuro. Quell'uomo ha un'energia incredibile, che riesce sempre a trasmettere a tutti. Non smetterò mai di stimarlo, anche perchè sono cresciuta con le sue canzoni.
Insomma ragazzi, non ho niente da aggiungere se non che sono davvero stanca di aspettare, non ne posso davvero più. Non posso fare programmi , non posso nemmeno crearmi delle aspettative dato che la sorte vuole che ci siano sempre abbinate le rispettive delusioni. Quindi andrò avanti a divorare un libro diverso ogni giorno cercando di non assillare il mio povero telefono, il quale ormai non ne può più di essere controllato ogni cinque secondi.

Vi lascio una foto stupidissima di me e mio padre al matrimonio della sua migliore amica siciliana.


Palermo, 3\7\'15

martedì 30 giugno 2015

Sicily.

Un po' di relax mi ci voleva.
Cari amici, vi scrivo dalla spiaggia di San Vito lo Capo in provincia di Trapani. In realtà sono qui per il matrimonio della migliore amica di mio padre, il quale si terrà venerdì a Palermo. Ovviamente ne abbiamo approfittato per una breve vacanzina nei paraggi. È davvero una fortuna avere degli amici di famiglia che abitano qui, ci ospitano in continuazione come fossimo parte della loro famiglia.. E poi Io adoro l'aria della Sicilia. È come tornare negli anni 70, corriere arrugginite e anziani seduti davanti alla porta di casa a guardare i passanti; un dialetto incomprensibilmente unico, stradine sconnesse e ristoranti dalle mattonelle multicolori. É un'aria diversa, pulita dal grigiore del nostro stress quotidiano. Si respira una tranquillità abitudinaria. E poi ci sono io. Sempre in attesa di quella chiamata che mi può cambiare la vita per un anno. Sempre con la speranza che arrivino notizie. Sempre delusa dopo ogni giornata conclusa con un 'niente, anche oggi niente'.
-Vale

mercoledì 24 giugno 2015

Punti di vista.

Salve lettori invisibili, scusate il ritardo. Questa settimana ho pensato a qualcosa di davvero originale da scrivere e mi è venuta un'idea: nei vari blog che ho seguito in questi mesi , un futuro exchange student può comprendere e imparare ogni problematica, ogni impedimento, ogni difficoltà riscontrata durante l'avventura dell'anno all'estero. Ma nessuno ha mai pensato a chi resta. A quelle persone che vedono un amico, un figlio, un fratello o un fidanzato partire per tanto , tantissimo tempo. Ebbene, ho domandato ad una persona per me fondamentale di descrivere il proprio punto di vista.

"Questa sera mi è stato chiesto espressamente di esternare quelle che sono le mie emozioni , i miei pensieri, o comunque come sto vivendo questo poco tempo che manca alla partenza; ebbene sì, non sono la stessa persona che ha scritto i precedenti post, ma fidatevi, penso di conoscerla meglio di chiunque altro.
Partiamo dall'inizio. Un giorno, arrivato a scuola, mi misi timidamente ad origliare i discorsi delle ragazze della mia classe mentre discutevano del fatidico fatto; capii subito cosa mi sarei sentito dire nel corso della giornata, ma il sorriso che quella mattina era stampato sul suo viso mi fece immediatamente allontanare dalle mille paranoie che quella notizia in seguito mi avrebbe causato.
Ero felice, ero felice perché la vedevo felice, ovviamente dovevo starmene in disparte, e rispondere solo se interrogato, anche se dentro morivo dalla voglia di fare qualcosa.
Ricordo ancora il giorno in cui mi venne a parlare, mi disse che sarebbe stata in America per dei mesi. MESI , NON GIORNI! Mi crollò il mondo addosso, nonostante fossi felice come una pasqua perché sapevo che più tempo sarebbe rimasta negli States maggiore sarebbe stata la sua soddisfazione, ma ero consapevole del fatto che ugualmente sarebbe stato quasi impossibile per me arrivare a scuola e vedere quel banco vuoto, per così tanto tempo.
Sono passati quasi sei mesi.. e tutto è cambiato, ora sono tranquillo, o meglio, sono felice. Siamo felici, perché quell'io è tornato ad essere un 'Noi', un Noi con la lettera maiuscola, un Noi che non ha paura di nulla, indistruttibile. Tutto questo mi fa forza, mi fa pensare che questo viaggio sarà come una piccola vacanza, che quei mesi passeranno come un temporale in primavera e che finito tutto un grande arcobaleno brillerà in cielo come simbolo di un nuovo inizio, ancora più forte di prima.
Mi rivolgo a tutti quelli che sono nella mia condizione, non siate paranoici, gelosi, pesanti e nervosi nei confronti di chi sta cercando di inseguire un sogno; se veramente amate quella persona sarete con lei in qualunque situazione, sempre. Sarà difficile sopportare un' assenza così tanto pesante per così tanto tempo, ma dico io, può mai essere che un viaggio riesca a rompere un legame destinato a non distruggersi? Impossibile, almeno, non per me, e di certo impossibile per tutte le persone che la pensano come me. Quindi, mi viene un po' da piangere in questo momento, ma non conta, il mio punto di vista è assolutamente positivo, nessuna stella e nessuna striscia di nessuno di quei 51 stati riuscirà ad allontanarmi. Ne sono sicuro."

-Walt

lunedì 15 giugno 2015

Solo numeri.

Salve a tutti. Ho notato che questa settimana avete letto davvero in pochi; e io non mollo. Continuo a scrivere per quei pochi a cui tengo compagnia in un pomeriggio uggioso d'estate. Adoro scrivere, ho sempre scritto, fin da bambina. Scrivevo poesie, temi, favole, semplicemente pensieri.
Nonostante la mia routine non sia variata più di tanto da quando è finita la scuola, ho comunque qualcosa da raccontare. Oggi sono usciti i quadri con su scritto le pagelle di fine anno scolastico.
Non avevo nulla da temere, ma avendo frequentato la terza superiore, per la prima volta ho dovuto fare i conti con i crediti. Il mio obiettivo era di arrivare alla media dell'8.1 , così da ottenere 7 crediti. Così è stato, anzi, ho superato le mie aspettative di addirittura 7 centesimi (di cui ovviamente non mi importa nulla ahah). 
In ogni caso, mi sembra tutta un gran recita. Una menzogna, quasi formalità. Io sono rappresentata da numeri, io stessa mi sento un numero. Qualcosa di passaggio. Che non rimarrà, che non farà la differenza. La mia persona è completamente espressa mediante numeri freddi e statici. Cosa capisce di me una persona che entra nell'atrio del liceo classico di Reggio Emilia e legge la riga di Valentina Serri? Delle cifre che vanno dal 7 al 9 e con un intuizione crede di aver capito che sono una persona abbastanza seria e studiosa. Ma se io in realtà stessi solo molto attenta in classe e i miei voti fossero il frutto di una straordinaria memoria ? Nessuno può saperlo. E nessuno può nemmeno immaginare che ho 7 in matematica perchè una stronza (scusate il termine) mi ha esplicitamente detto che non mi merito un 8 nella sua materia. Ma soprattutto, avendo visto i miei voti, chi crederebbe mai che ho mandato a fanculo la professoressa di filosofia quando mi ha chiesto che cos'è l'Isis per la decima volta nel giro di una settimana?
Insomma, se qualcuno non l'avesse capito, odio profondamente il sistema scolastico italiano, e ancor di più i miei professori che , cito direttamente, "se ne starebbero felicemente a casa se non fosse per lo stipendio che tirano tutti i mesi". Vi dico solo che il mio professore di latino e greco ha deciso di promuovere tutti, anche chi nelle sue materie aveva medie inferiori al 4. Vergogna. Meritocrazia ? Andata davvero a farsi fottere. Questo è quello che penso, e spero con tutto il cuore di trovare un po' di giustizia nella high school in cui capiterò. 

Scusate lo sfogo, ma davvero ho il rigetto verso questo paese. 
See you soon, 
-Vale
Pagella di fine anno.

lunedì 8 giugno 2015

Fine. (o inizio?)

Scusate il ritardo miei invisibili lettori. Non mi sembra vero, è giunto al termine anche questo terzo anno di liceo classico e il pensiero che non rivedrò il grigiore della mia scuola per un'infinità di tempo mi piace, ma mi angoscia. Mi solleva , ma mi spaventa. Antitetica? Sì un po'. In ogni caso ho già salutato tutti i professori, e devo essere sincera: non mi è dispiaciuto per niente. Purtroppo quest'anno non mi sono legata particolarmente a nessuno, anzi. Li ho odiati con tutta me stessa, soprattutto per la mancata meritocrazia e per le eccessive preferenze che ormai sono alla base del sistema scolastico italiano. Ma questo è un discorso che magari affronterò quando avrò con me un po' di esperienza Americana.
Comunque, saluti o no, il 6 giugno è arrivato carico di gavettoni e schiamazzi nel parco al suono della campanella. Lunedì prossimo usciranno le medie finali, ma la cosa non mi preoccupa più di tanto dato che dovrei avere circa 8 (o almeno spero). Oggi invece è stato il primo giorno di campo estivo, o GREST, nel quale sono un'animatrice. Sono ormai tre anni infatti che spendo il mese di giugno ad aiutare una parrocchia della mia città a tenere i circa 100 bambini che trovano nella nostra comunità un posto in cui giocare allegramente tutti insieme. Qui devo però aprire una parentesi delicata. Religione. Io non credo, ma più che atea mi definirei agnostica in quanto non credo conoscibili i fenomeni trascendenti e nemmeno sono desiderosa di conoscerli. Quindi vi chiederete cosa ci faccio in una parrocchia. Ebbene, è la parrocchia della mia migliore amica, la cui famiglia è molto cattolica, per cui mi sono offerta tre anni fa di fare questa sorta di volontariato con lei e devo dire che mi diverto moltissimo, nonostante qualche momento di disagio durante le preghiere o le visite del Don.
Poi be, io adoro i bambini, e penso che queste esperienze siano molto costruttive non solo per loro, i quali certamente imparano a rapportarsi meglio con i loro coetanei, ma anche per noi 'grandi', che ci addossiamo responsabilità sempre più rilevanti e diventiamo anno dopo anno sempre più un esempio per i più piccoli.
Direi che per questa settimana ho concluso, ovviamente niente Placement, ormai mi sono rassegnata al fatto che sarò sempre l'eterna ultima.
Vi lascio una foto dell'anno scorso durante il 'Grest delle meraviglie'.
Baci baci
-Vale

domenica 31 maggio 2015

Aspettative.

Salve a tutti cari lettori fantasma, eccomi tornata dopo circa una settimana di nullafacenza. La scuola italiana è ormai agli sgoccioli e i miei professori sembrano già andati in letargo. Questo significa che stiamo andando a scuola per scaldare le sedie e le giornate sono monotone e noiose.
Oggi ho deciso di scrivere questo post dedicato alle mie aspettative sul luogo in cui finirò. Con aspettative intendo in che stato/città/zona preferirei andare, perchè si sa , non dobbiamo farci delle vere e proprie aspettative in quanto quasi sicuramente il contesto in cui saremo catapultati è l'esatto contrario di quello che ci eravamo prefigurati.
Partendo dalla zona, intesa come fascia climatica, non vorrei dover patir troppo il caldo. Io odio il caldo. Proprio non lo patisco. Quindi opterei per un luogo in cui l'escursione termica tra inverno ed estate sia molto ridotta. Ma non posso pretendere troppo.. Per cui direi che tutto sommato preferirei il nord al sud. Ora, est o ovest ? Essendo già stata due volte sulla East Cost, mi piacerebbe andare ad Ovest. Assolutamente non nel centro.. stati come il Nebraska, il Colorado o il Wyoming mi danno l'idea di essere claustrofobici. Ma ragazzi, non mi fraintendete, sto parlando solo dal punto di vista climatico. In realtà sono pronta a tutto ciò che mi si presenterà davanti.
Stato ideale ? Non credo di averlo. Ovviamente, come tutti, sogno la California. Sì, lo so, ho appena detto che odio il caldo. Ma diciamocelo, chi non vorrebbe andare una anno nello stato dei surfisti, delle spiagge bianche, del mare cristallino, delle ville enormi e del cinema ? Ben pochi a mio parere. Ma lasciamo perdere i sogni irrealizzabili e torniamo sulla terra. Se dovessi proprio scegliere uno stato sceglierei il New Jersey. Perchè ? Be, prima di tutto ha le quattro stagioni. Questo significa Natale con la neve, autunno con colori spettacolari, profumo di fiori in primavera e pantaloncini corti d'estate. Poi è molto vicino a New York , la città di cui mi sono follemente innamorata esattamente un anno fa.
Come seconda scelta, invece, dico lo stato di Washington. Freddo sì, ma mi ispira molto la città di Seattle.
Bene , direi che concludo così. Non mi resta che continuare a fantasticare. Partirò ? Mi adotteranno ? Mah, mistero.
Passo e chiudo, baci

-Vale

lunedì 25 maggio 2015

Passione.

Come da copione, eccomi tornata dall'intenso weekend di gare a Lignano Sabbiadoro, le quali sono andate piuttosto bene, non mi lamento dai. Come vi avevo anticipato, questo post sarà del tutto dedicato allo sport che pratico da ormai 11 anni: la Ginnastica Ritmica. 
Iniziai nel settembre 2004, anno in cui cominciai anche le elementari. Inizialmente desideravo fare danza classica, ma mia madre trovò un corso base di ginnastica nella palestra della mia scuola, quindi vista l'adesione di molte mie compagne di classe, fui iscritta anche io. E lì nacque questa grandissima passione che ancora porto avanti. L'anno dopo partecipai per la prima volta ad una piccola gara classificandomi per i nazionali; ogni tanto mi capita ancora di vedere il video della mia esibizione con le lacrime agli occhi. 
Anno dopo anno arrivai ad un bivio: continuare nella piccola società che mi forniva solo piccole basi o fare il salto di qualità? Mi armai di tenacia e scelsi la seconda opzione, iscrivendomi nella società sportiva di ginnastica migliore della città, che allora era davvero di alto livello. Purtroppo però dopo le prime lezioni mi accorsi che qualcosa non andava .. le mie compagne erano distanti, fredde, non mi coinvolgevano nei loro discorsi, e le insegnanti sembravano noncuranti di me. Arrivò quindi l'invito ad un colloquio con la presidentessa della società (che ovviamente per motivi di privacy non cito) al quale andammo insieme io e mia mamma. Detta in modo molto crudo, mi reputavano una bambina troppo grassa per praticare la ginnastica ritmica. Vi lascio immaginare come uscii da quella stanza. Mi sentivo un aquila senza ali, un pesce senza pinne, una bambina senza più un briciolo di autostima. Tutta quell'insicurezza che tuttora porto in me è dovuta a quel maledetto giorno. 
Ora direte, che senso ha continuare dopo un tale scoraggiamento ? Ebbene, la passione era più forte di ogni giudizio, e dopo qualche mese, nel settembre 2008 ero già totalmente inglobata nella società in cui ora mi alleno. Vi risparmio tutte le vicende accadute dopo, tutti gli insegnanti scappati, tutte le lacrime versate per gare andate male, tutto il sudore colato dalla mia fronte. Ora sono qui, ormai già troppo grande. Quest'anno ho deciso di dedicarmi quasi completamente all'insegnamento. Sì, a soli 16 anni mi sono presa la responsabilità di allenare un fantastico gruppo di 20 piccole ginnaste. Non immaginate nemmeno quanto mi senta orgogliosa di loro, orgogliosa di me stessa. In un anno sento di aver fatto miracoli. Mi rivedo in loro più che mai, vedo la voglia di imparare illuminare i loro occhi. Mi sento il loro punto di riferimento e il pensiero che questa sarà l'ultima settimana di corso un po' mi angoscia.. non so chi di loro ritroverò al mio ritorno; alcune potrei non rivederle mai più. Mi sa che mi aspetta la prima di una lunga serie di settimane dedicate ai saluti. E questo, cari lettori, mi rende sempre più consapevole del fatto che partirò davvero. Perchè, sì, mancano davvero pochi mesi ed io spesso me ne dimentico. 



mercoledì 20 maggio 2015

Bologna.

Non so davvero come io abbia fatto a trovare il tempo per scrivere questo post, fatto sta che son qui, in preda ad un mal di testa pulsante, che tento di prendere fiato tra Calvino e l'arte romana.
Allora, come avevo anticipato, ieri sono andata a Bologna per la riunione pre-partenza del BEC. Ebbene, grazie a tutti coloro che dall'anno scorso aggiornano costantemente il loro blog, io sapevo già praticamente tutto ciò che hanno detto. Tralasciando l'angoscia che mi hanno lasciato due ore consecutive di avvertimenti sul maledetto shock culturale (che aimè sono consapevole proverò molto presto, o almeno spero) , sono rimasta davvero stupita dalla lunghezza della procedura per ottenere il visto di studio, argomento sul quale non mi sono mai interrogata dal momento che non ho ancora una famiglia. (Sí , sono sempre più in ansia.)
Tutto sommato non è stato del tutto negativo o angosciante in quanto ho rivisto un ragazzo che aveva fatto a novembre con me il colloquio e il test di inglese. Ho tirato un mezzo sospiro di sollievo sapendo che anche lui è attualmente orfano. Inoltre ho scoperto per caso che partirà con la mia stessa associazione un ragazzo della mia scuola con cui tra l'altro siamo andati in gita in Austria un mese fa. Va anche lui in America ed è anche lui senza famiglia (allora non sono proprio l'unica sfigata dai).
Bene, dopo avervi più o meno riassunto il pomeriggio di ieri sono pronta per cimentarmi nel capire come si costruisce una volta a crociera.

Vi terrò aggiornati sull'esito della gara di questo weekend , per ora é tutto.
Kisses,
-Vale

sabato 16 maggio 2015

Altalena.

Un po' in ritardo, ma here I am.
Ormai è finita questa prima interminabile settimana colma di verifiche e interrogazioni di ogni tipo. Mi sembra di vivere in un campo minato, ogni giorno c'è un pericolo in agguato, qualcuno pronto a prendermi impreparata. E tutto questo solo perchè siamo a fine anno.. Mah. Il punto è che sono troppo ambiziosa. Voglio il meglio e non riesco ad accontentarmi del mediocre. Sono severa con me stessa, e questa settimana lo sono stata più che mai.
L'ansia per via dell'ancora assente famiglia ospitante si fa' sentire sempre di più; i professori non fanno altro che introdurre argomenti rassicurandoci che li verificheranno l'anno prossimo, e io? Ovviamente non posso non pensare al fatto che non ci sarò. La cosa mi spaventa, mi rassicura, mi terrorizza, mi solleva. Altalenante. Si, mi sento un'altalena. Mi dondolo su e giù, talvolta provando quel vuoto nello stomaco carico di adrenalina. Ma molte cose smorzano l'entusiasmo.
A proposito, martedì ci sarà la riunione pre-partenza organizzata a Bologna dal BEC, la mia cara associazione. Sarà quindi questo il 'topic' di cui parlerò nel prossimo post che sarà sicuramente molto più interessante delle paranoie che sto scrivendo.
Detto questo, mi preparo ad un'immersione senza ossigeno all'interno dei libri di Latino, Storia, Arte, Matematica, Inglese e Francese (In pratica mi butto nella mia libreria) per essere pronta ad affrontare quei maledetti stronzi senza un minimo di meritocrazia, più comunemente chiamati 'professori'.
Ah, dimenticavo, probabilmente scriverò in anticipo la settimana prossima in quanto sabato parto per Lignano Sabiadoro, Friuli, per il nazionale di Ginnastica Ritmica. Vi farò ovviamente il resoconto in un post dedicato interamente alla ginnastica.
In bocca al lupo a tutti per queste ultime settimane d'inferno.
Kisses,
-Vale

giovedì 7 maggio 2015

Orfana.

Lo so, é passato meno di una settimana da quando ho scritto il mio primo post, ma purtroppo domani, sarà una giornata molto impegnativa e probabilmente non avrei trovato il tempo di aggiornare.
È strano scrivere qui. È come parlare ad acchi chiusi. Non so a chi mi sto rivolgendo, non so nemmeno se qualcuno si sia ancora fermato a leggere la mia presentazione. In ogni caso, oggi volevo parlare del fatto che è Maggio ed io non ho ancora una famiglia. Sì, sono in ansia. Sono una persona molto suscettibile, per ciò qualunque , anche sottilissima cosa è capace di turbarmi. Sono molto brava a nascondere qualunque tipo di frustrazione, ma ho aperto questo blog per aprirmi, non per ripiegarmi su me stessa, quindi lo ammetto. Ho paura. Ho paura di non essere scelta da nessuno, ho paura di avere qualcosa che non va. Sono in questo stato di costante incertezza che solo altri futuri exchange possono capire. Odio l'incertezza , o è bianco o è nero. A questo punto, ogni giorno mi sveglio chiedendomi 'partirò?' , e ogni sera mi addormento senza una risposta.
Orfana. È come mi sento ora.
-Vale

venerdì 1 maggio 2015

Presentazioni.

Eccoci qua. Sono settimane che mi chiedo quale sia il giorno giusto per iniziare a scrivere sul mio primo blog. Mi sono finalmente decisa, proprio oggi, nella giornata dei lavoratori, inauguro questo mio diario che porterò con me negli Stati Uniti, il giorno in cui lascerò l'Italia.
Qualcuno leggerà ciò che scriverò ? Non lo so, lo spero. Ho davvero bisogno di un posto dove immagazzinare i miei pensieri, dove aprire la mente e sputare tutto ciò che sento. Mi sono prefissata il proposito di aggiornare questo blog almeno una volta a settimana. Lo so, la maggior parte degli exchange si da questo obiettivo ma quasi nessuno riesce a raggiungerlo. Ebbene, io lo farò. lo prometto.
Beh, qualche informazione su di me l'avete già nella descrizione del blog, ma voglio approfondire. Mi chiamo Valentina, ho 16 anni e abito a Reggio Emilia. Sto per concludere il terzo anno di liceo classico e pratico ginnastica ritmica da undici anni. Non posso lamentarmi della mia vita qui in Italia. Insomma, ho una famiglia meravigliosa, due genitori fantastici e quattro nonni a mia completa disposizione. Un gatto stronzo e ruffiano. Amiche fantastiche che mi fanno sputtanare dal ridere. Compagne di squadra che ormai sono diventate una seconda famiglia. E poi be, ho un ragazzo speciale. Sì, sarà dura dovermi allontanare da lui per così tanto tempo. Ma, sarò anche un'illusa sognatrice, penso di trovarlo al mio ritorno.. o almeno, lo spero con tutto il cuore.
Ho un carattere molto particolare. Odio la parola particolare, può voler dire tutto e niente. Per questo mi descrive alla perfezione. Un giorno posso svegliarmi con la forza di un uragano, e il giorno seguente sentirmi un naufrago spoglio di ogni qualità fisica e morale consumato dalle offese del tempo inarrestabile. Sono capace di ridere fino a piangere ma solo con le persone con cui mi sento a mio agio. Perchè purtroppo, do confidenza solo ai pochi con cui non mi sento in soggezione.
Sono terrorizzata dal giudizio degli altri. Ho sempre il timore di essere sbagliata, non capita, derisa. Sono però troppo buona, gentile, a volte succube di persone che mi trattano male. Ed è questo uno degli aspetti del mio carattere che spero di aver migliorato una volta tornata in Italia.
Motivo per il quale ho deciso di partire ? Ordinare i pensieri nella mia testa, capire me stessa e parlare con me stessa, scoprire quali siano le persone su cui posso davvero contare, imparare a vivere in modo indipendente, autonomo e soprattutto voglio davvero sapere se il mio posto è in Italia, dove sono nata. Perchè ora come ora non mi sento italiana, mi sento estranea a questo popolo di ignoranti, che possiede il 70% della storia mondiale e lo distrugge a poco a poco. L'Italia è uno spreco di bellezze naturali incommensurabili. L'Italia è corruzione. L'Italia è menefreghismo. L'Italia non è il posto in cui vorrei che i miei figli crescessero. Ecco perchè sono in cerca di un luogo in cui io mi possa sentire a casa.

Bene, ora sapete tutto, chiunque voi siate, dovunque voi siete. Ci sentiamo tra una settimana.
-Vale