Benvenuto caro lettore. Intanto ti fornisco qualche breve informazione sulla persona che si cela dietro le parole che stai per leggere. Mi chiamo Valentina e attualmente ho 16 anni. Abito a Reggio Emilia, una grigia e monotona città del Nord Italia che nessuno conosce. Qualche mese fa presi l'importante decisione di diventare un'exchange student, infatti trascorrerò 10 mesi in una bellissima cittadina vicino a Houston, Texas. Ho voluto aprire questo blog per avere a disposizione una valvola di sfogo, un luogo in cui poter essere quello che sono senza filtri. Detto questo buona lettura.

martedì 9 maggio 2017

Tunnel.

Risate rimbombavano e si confondevano ad una musica dissonante componendo suoni fastidiosi per le mie orecchie stanche, diverse. Passai in rassegna facce sconosciute, disinvolte, che si contorcevano in espressioni di poca modestia, in abiti che fungevano da esca per prede disperatamente facili. L'odore forte del fumo denso mi nauseava al punto da farmi barcollare verso una finestra in parte aperta. Fuori il mare scorreva nel verso opposto ed il vento soffiava violento sul ponte deserto. La mia insofferenza nei confronti del baccano intorno a me mi indusse ad uscire dal locale; era ormai una prassi. Più tentavo di farmi inglobare da quel mondo che dovrebbe appartenermi e più mi accorgevo di quanto ormai mi fosse lontano, estraneo. 

Settimana dopo settimana, i tentativi si fecero più radi ed i giorni cominciarono a diventare un infinito tunnel senza luce sotto il quale finii per perdermi. Un tornado di polvere grigia mi risucchiava senza mai farmi cadere del tutto, come se da me traesse quella forza che sembrava scatenare solo al cospetto di persone innocenti. 

Poi, ad un tratto, il buio più totale. Un silenzio improvvisamente nero mi soffocava, e le mie grida mute si spegnevano ancora prima di liberarsi dalla morsa della gola. La testa, fattasi pesante come una roccia arida, pulsava a ritmo irregolare e gli occhi affogarono in lacrime corrosive. In un limbo tra realtà ed immaginazione, avevo perso qualcosa di fondamentale, che sapevo non sarebbe tornato. Nonostante questo, l'impulso umano è quello di aggrapparsi sempre alla speranza, una maledetta illusione autolesionistica, e come riemergendo da una prolungata apnea, boccheggiai sulla riva della vita e incrociai le dita in una preghiera tanto pretenziosa quanto essenzialmente ipocrita. 

Quando però la Fortuna compie una scelta, possiamo anche sacrificare noi stessi, ma essa non torna indietro. Anzi, ti travolge avanzando ancor di più e portando nuove sofferenze, nuovo buio, nuove grida, nuovo silenzio nero. Per questo raccolsi i pezzi del mio corpo in frantumi e accettai la continuazione di quel tunnel già imboccato, fatto di grige giornate già vissute. Ingiustizie giornaliere si accumulavano nel mio orgoglio con la velocità con cui la sabbia si accumula in una clessidra, e in poco tempo mi sentii fremere di un fuoco rabbioso inarrestabile. Cercai accuratamente di alienarmi da quelle poche persone che ancora fingevano di interessarsi alla mia monotonia, poi diventai un fuoco, seppur ancora pericoloso, completamente invisibile. 

La luce in fondo al tunnel sembra ora farsi sempre più vicina, accieca quasi la mia vista abituata a colori scuri, tetri. Non vedo al di là di essa. Possono esserci mostri,ma ho la spada. Possono essere lampi di un temporale violento, ma ho l'ombrello. In cuor mio non mi importa, a patto che non nasconda un altro interminabile tunnel.