Benvenuto caro lettore. Intanto ti fornisco qualche breve informazione sulla persona che si cela dietro le parole che stai per leggere. Mi chiamo Valentina e attualmente ho 16 anni. Abito a Reggio Emilia, una grigia e monotona città del Nord Italia che nessuno conosce. Qualche mese fa presi l'importante decisione di diventare un'exchange student, infatti trascorrerò 10 mesi in una bellissima cittadina vicino a Houston, Texas. Ho voluto aprire questo blog per avere a disposizione una valvola di sfogo, un luogo in cui poter essere quello che sono senza filtri. Detto questo buona lettura.

domenica 3 luglio 2016

Perché NON scrivo.

Da esattamente due settimane vedo una pagina bianca davanti a me in attesa di essere colmata con parole. Tutto é pronto, tranne me. Ogni volta che penso di esserlo le parole indietreggiano, in gola, come quando piangi e qualcuno ti chiede il perché. Sembra che abbiano paura di uscire, queste parole. Ma la verità é che sono io a non voler ripensare alle mie ultime settimane in Texas, a quelle persone vuote ed infelici che onestamente non mi mancano, all'incommensurabile delusione che gli americani chiamano PROM, ed infine alla bassezza umana di alcuni eventi finali.
Non penso valga la pena sprecare 20 minuti di questa fantastica vita che ho ritrovato in Italia per soffermarmi su dettagli inutili, gente inutile, parole inutili.
Questo per ora è il mio posto, non ho bisogno di abiti sfarzosi e partite di football per vivere come si deve, ma di calore, affetto, cultura, bellezza, storia e sì, buon cibo. Probabilmente servirebbero riflessioni più profonde e accurate, non lo metto in dubbio. Purtroppo però ho capito quanto la scrittura sia per me un aiuto fondamentale nei momenti di difficoltà, e questo, signori e signore, non lo é, perché qui ho trovato me stessa felice. Qui, a casa.


martedì 10 maggio 2016

Perchè scrivo?

Non avrei mai immaginato che questo blog prendesse una piega così emotiva, parallela alla mia esperienza. Non che abbia rimpianti, non fraintendermi, ma aspettavo da me stessa un po' più di inerenza, soprattutto considerato il mio scopo iniziale di apparire come un punto di riferimento per futuri exchange affamati di risposte.

Mi ritrovo a meno di un mese dall'arrivo dei miei genitori a contare i restanti giorni, come facevo da piccola con i petali delle margherite un po' spoglie, tentando di incamerare quanti più ricordi possibili. Il mio terrore? L'oblio. Sono perseguitata dalla paura folle di ricordare solo momenti bui, solo quei pianti così innocui tamponati dalla federa di un cuscino, o tutte quelle volte che mi sono sentita così piccola comparata all'immensità del mondo. Temo di non portarmi a casa i grattacieli della mia Houston, così imponenti sul panorama piatto ed infinito, i quali hanno saputo togliermi il fiato sin da quel 21 agosto 2016, appena scesa da un aereo di insicurezze, dandomi il benvenuto. Mi hanno guardata dall'alto; devo essere sembrata fragile, nella mia camminata disorientata verso l'ignoto.
Come potrei dimenticarmi, poi, di quella momentanea libertà del percorrere una highway ai 170, con finestrini spalancati e capelli guidati all'impazzata da un vento irriverente che spazza via certezze, e incertezze? Ho paura che la mia mente giochi brutti scherzi, una volta a casa. Tutte le immagini di una vita così fulminea, irripetibilmente unica, sono forgiate in me, come bassorilievi, sperando di riuscire a resistere alla deteriorazione che il tempo porta. E' così potente, il tempo.

Per questo scrivo. Scarico i ricordi su un foglio, esattamente come fotografie trasportate dal rullino ad un album. Questo è il mio album. Il mio magazzino. La mia memoria.

Vale.


lunedì 18 aprile 2016

Poesia.

Pensando si va, lontano dal mondo.
Vivendo si va, contro se stessi.
Cantando il silenzio, grida impaurito.
Dormendo il silenzio, si illude smarrito.

La pioggia ticchetta, alle porte del sogno.
Il vento sibila, nell'orecchio del tempo.
La pace non gioca, mi pare cresciuta.
La guerra s'impara, per esser vissuta.

Bruciante cera, consuma impassibile.
Pungente rosa, vinci l'inverno.
Mancato respiro, guarisci ferite.
Forzato riposo, ignora salite.

Una folla sorda, ascolta la vita.
Una folla cieca, non trova l'uscita.



giovedì 14 aprile 2016

Literacy.

Is Literacy Relevant in Times of Tribulation, Suffering or Progress?

Just a couple of months ago, Umberto Eco, a significant semiotician, writer and philosopher passed away leaving us a legacy of words. He believed that literacy could donate immortality to readers who, at the age of 70, will have lived not only their own life, but also Dante Alighieri’s psychological journey throughout the afterlife, Romeo’s forbidden love for Juliet and George Orwell’s political protest. He deemed books as creatures to be preserved against the opposite force of oblivion, because they represent a storehouse for the memories of the world.


The term literacy comes from the Latin word littera, which simply means ‘letter from the alphabet’, although it stands for a much more extended concept; literacy could in fact be defined as the most potent and effective instrument that humanity had the fortuity to be blessed with. Liesel Meminger, in ‘The Book Thief’, grows up acknowledging the force contained in words during a tormented discovery of the cruel outside world. As a young girl living in Nazi Germany, Liesel finds herself a safe shelter in books that, at the same time, serve as a distraction from her personal struggles and increase her self-awareness of reality. Her acts of thievery symbolize the instinctive need for an escape from the oppressive system where she happened to live in, becoming an expression of her insatiable hunger of knowledge. Therefore, literacy plays a fundamental role in times of crisis or development because it provides an evasion from adversities, painting a completely new landscape in the reader’s point of view that may even bring social advantages; however, one might argue that reading is inherently a pointless and inconsequential action since it does not aim to anything but abstract enlightenment.

In questa prima parte del mio tema di fine semestre e` espresso tutto cio` che ho da dire. 
Enjoy.

-Vale 

giovedì 31 marzo 2016

Tempo.


Mentre la campagna si faceva sempre più sconfinata, i miei occhi cominciarono a scrutare quei dettagli impercettibili che ormai sono soliti riempire le mie giornate. Chiazze blu si alternavano ad un bruciante rosso fuoco e il verde dell'erba faceva capolino di tanto in tanto, come per prendere fiato, soffocato da nuvole di fiori invadenti. La velocità così perpetuamente regolare mi fece poco a poco perdere il senso del tempo, tanto che un viaggio durato 4 ore mi parve di nemmeno una ventina di minuti. 
Destinazione? Anni 70. 
E' sorprendente quanto alcuni luoghi non invecchino, soprattutto quando in contrasto abbiamo sotto gli occhi città che diventano metropoli, edifici che sembrano voler toccare il cielo e industrie che fanno a gara per chi usa il minor numero di manodopera, affidandosi sempre di più al progresso tecnologico. 
Esiste però un triangolo, nel più sperduto angolo del West Texas, i cui vertici sono rispettivamente i paesini di Uvaldi, Christal City e Currizzo Spring. 

ATTRAZIONE TURISTICA DA NON PERDERE: La Pryor, nonché misera aggregazione di case all'apparenza abbandonate con una scuola differentemente moderna e un paio di ranch confinanti con il nulla assoluto. E qui, ero diretta per festeggiare la Pasqua più sorprendente della mia vita.

Come da copione, mi trovai ad essere la pecora nera; la pesantezza di sguardi incuriositi dai miei capelli biondi e occhi azzurri si faceva sentire ad ogni angolo svoltato in macchina.
Le insegne scolorite nei negozi sembravano noncuranti del fatto che l'America è un paese anglofono, mostrando fiere scritte in spagnolo e quelli che originariamente dovevano essere giardini fungevano da provvisorio parcheggio per veicoli provenienti da un'epoca a me non chiara. 

Tutto questo suscitò in me una curiosa meraviglia, la quale non faceva che aumentare via dopo via, casa dopo casa, persona dopo persona. Invece che la scontata pena per la chiusura mentale della gente del posto, i mie sentimenti erano rivolti più al fascino nascosto di un epoca a cui non potrò mai appartenere ma che, ho avuto modo di confermare, non se n'è mai andata del tutto. 


Il tempo, un misterioso fattore che condiziona le nostre vite; non si ferma se richiesto, non va avanti se aspettato. 

mercoledì 9 marzo 2016

Inafferrabile.

Il suo corpo era rigido e freddo, vittima di un abuso che la vita, a volte, si permette di compiere proprio contro chi freme dalla voglia di vivere. Il diametro delle sue gambe pari a quello delle mie braccia, e le sue braccia.. in proporzione. Quelle labbra pallide e crespe si curvarono nel più debole dei sorrisi alle parole innocue di un bambino incapace di comprendere la gravità della situazione, ignaro dell'ingiusta ed immeritata atrocità che la realtà nasconde.

Una brezza leggera muoveva lo scacciapensieri ciondolante dalla finestra, producendo una melodia malinconica, quasi straziante. Nonostante la mia inquietudine, un minuscolo gatto dal colore delle nuvole era appisolato sotto la sedia a dondolo sulla quale il mio corpo era distrattamente appoggiato. Non potendo più tollerare quella sensazione di pesante turbamento, lasciai la stanza a passi indecisi, dirigendomi verso quella che suonava come una conversazione leggera e disinteressata. Con le orecchie finalmente libere da quel precedente suono angosciante, i miei occhi, adattandosi lentamente al cambiamento repentino di luminosità nell'ambiente, cominciarono a delimitare i contorni di un luogo completamente nuovo. Sagome di volatili neri, probabilmente dipinti da una mano inesperta, costellavano il soffitto togliendo l'intimità che una camera da letto dovrebbe sempre preservare. Un acuto squittio mi colse alla sprovvista inducendo il mio sguardo a vagare per la stanza cercandone la fonte. Una gabbia alla mia destra conteneva una manciata di roditori che, con smania e furore, tentavano impotenti di rosicchiare le sbarre arrugginite. Era troppo, per me. Chiusi gli occhi. Deglutii un boccone salato di lacrime in arrivo, ancora una volta, chiedendomi se davvero mi aspettavo che questa esperienza sarebbe stata solo una vacanza studio prolungata.



Quando vi dico che l'inglese è solo una scusa per partire, credetemi. Guarderete in faccia la vostra vita, sarete parte di quella di persone che mai rincontrerete di nuovo, e nel mio caso, passerete di fianco alla morte in persona, conoscendola ed esplorandone i misteri al punto che le domande vi esploderanno nella mente, volando via gradualmente solo quando vi accorgerete che non hanno una risposta.

giovedì 25 febbraio 2016

100.

Sono scomparsa, direte.
Mi ero ripromessa di aggiornare almeno una volta a settimana, ma guarda un po’? Sarà passato quasi un mese dall’ultima volta che ho scritto qualcosa. Potrei inventare l’inaffidabile scusa del ‘sono impegnata’ o ‘mi sto godendo la mia vita qui come si deve senza pensare all’Italia’; entrambe sono del tutto false. La verità? Per la prima volta nella mia vita sento di non poter verbalizzare il moto continuo nella mia testa. I pensieri nitidi sono pochi, quelli sfocati troppi, quelli a metà non si contano nemmeno. Eppure c’è quel numero, in primo piano, grande e pulsante che sembra essere il punto di origine, il principio. 100.
Cos’è 100?
E’ quella quantità ambigua che, a seconda dell’oggetto contato o della persona contante, può essere ritenuto piccolo o grande.
Sì, 100 sono i giorni che mi separano dal 2 giugno, data dell’arrivo dei miei genitori. Più lo guardo e più mi spaventa. Non so, è tanto; ma è allo stesso tempo è nulla comparato a tutto quello che ho dovuto affrontare da quando sono qui.
Non sono altro che poco più di tre mesi, come le vacanze estive di uno studente. Eppure ho sempre visto l’estate come un lunghissimo arco di tempo. Forse non è l’esempio esatto. Non in questo momento, non in questa giornata grigia e piena di insofferenza.
Ci sono davvero giorni in cui mi sveglio e la mia testa sembra volermi comunicare che è stanca di inglese. Ogni classe sembra interminabile e ogni frase un poema. Sì, oggi vorrei davvero poter parlare in italiano con chiunque.
Qualcuno ieri mi ha fatto una domanda molto interessante. ‘Vale, sei felice?’ Oggi la stessa persona mi ha fatto notare che una mia risposta non è mai arrivata. La realtà è che una risposta non la ho, e questo dato di fatto non fa che scoraggiarmi. Facile scapparsene con un ‘va a momenti’, la mia bipolarità è ben nota a tutti. No, questa volta aspettavo da me stessa una risposta vera, un postulato concreto da non poter variare a seconda del tempo atmosferico, ciclo mestruale o verifiche giornaliere.

A quanto pare ho deluso me stessa, ancora una volta. Ed è anche per questo che quel 100 mi assilla. Il tempo passa e la candela brucia dicono. Qui è la mia unica opportunità di trovare risposte e sento che questa opportunità si sta dissolvendo giorno, dopo giorno.