Benvenuto caro lettore. Intanto ti fornisco qualche breve informazione sulla persona che si cela dietro le parole che stai per leggere. Mi chiamo Valentina e attualmente ho 16 anni. Abito a Reggio Emilia, una grigia e monotona città del Nord Italia che nessuno conosce. Qualche mese fa presi l'importante decisione di diventare un'exchange student, infatti trascorrerò 10 mesi in una bellissima cittadina vicino a Houston, Texas. Ho voluto aprire questo blog per avere a disposizione una valvola di sfogo, un luogo in cui poter essere quello che sono senza filtri. Detto questo buona lettura.

domenica 27 settembre 2015

Puffy.

Anche questa settimana è arrivata la domenica; è la mia sesta qui. Un mese e una settimana fa ero in un aeroporto dall'altra parte del mondo, io, una valigia, tante insicurezze.
Ora sono su un divano, io, un computer, una mente straboccante di pensieri. 

Homecoming. Parola chiave degli ultimi sei giorni. Cosa vuol dire esattamente? Ritorno a casa. Perchè? Non ne ho la più pallida idea, posso solo ipotizzare che sia una semplice antica tradizione americana. 
Lasciatemi spiegare in cosa consiste. 
La scuola si trasforma per cinque giorni all'anno in un circo, uno zoo, un locale per travestiti o non so che altro. Ogni giorno c'è un tema diverso secondo il quale ogni studente e insegnante dovrebbe ingegnarsi travestendosi. Ovviamente non tutte le scuole hanno le stesse idee. La mia quest'anno ha proposto i seguenti topic: 
-Superhero Monday
-Throwback Tuesday 
-Hawaiian Wednesday
-Purple\Mums Thursday
-Twins Friday
E fin qui, tutto normale. Quando però il primo giorno mi sono trovata davanti agli occhi una serie di ragazze vestite da Minnie, Gattine, Cagnoline i dubbi sono saliti a galla. Io, tutta completamente vestita di nero per tentare di ricordare Batwoman, ho iniziato a trarre la conclusione che tutta questo agghindarsi è l'ennesimo modo per trasgredire alla quantità smisurata di regole ed imposizioni che ci sono qui. Probabilmente tutti si sentono giustificati nei loro abbigliamenti esplicitamente esuberanti e talvolta provocanti, solo per il fatto che è una settimana di 'travestimenti'. 
Questo è il mio parere, poi, che io mi sia rotolata dal ridere vedendo certe indecenze o che mi sia sentita parte di qualcosa durante il Purple Day, è un'altra storia. Le mie sono sempre generalizzazioni; sto solo tentando di inquadrare questa cultura, e questo è il luogo in cui tento di sviluppare quei ragionamenti che giorno dopo giorno nascono nella mia testa e vi ci rimangono incompleti. 


Continuando con la parte narrativa, fortunatamente, il giovedì pomeriggio ho vissuto una bellissima serata in compagnia di un'altra manciata di exchange e alcuni amici, sostenendo la nostra scuola (che fa letteralmente schifo) alla partita di football più impostante della stagione. Non mi soffermo più di tanto su questo tipo di dettagli in quanto ancora una volta preferisco dare più spazio ai commenti personali che alla narrazione descrittiva vera e propria. Insomma, a chi importa se mi sono seduta vicino a Rennet o a Sophie? Le foto parlano al posto mio. 

Ma ora ragazzi, veniamo all'avvenimento autunnale più importante per un adolescente americano: il ballo. 
Che cos'è stato per me? Una farsa. Le ragazze nei loro vestitini pomposi da principessa, i capelli arricciati in modo impeccabile, le scarpette luccicanti, il trucco così pesante da nascondere i tratti somatici. I ragazzi in giacca e cravatta, gel nei capelli, nettamente oscurati dall'uragano di brillantini che nasconde la rispettiva partner. 
Preparazione di quattro ore, tutto deve essere perfetto. Ma per cosa poi? Per farsi un migliaio di foto con la bocca a papera da condividere su ogni social network di questa terra, sfilare per i corridoi della scuola fingendoli passerelle e ballare musica latino americana dalle 8 alle 11? Fa parte dell'esperienza, l'ho provato, ma no grazie. Non fa per me. Finchè si balla e ci si diverte tra amiche la cosa mi piace, ma quando quest'ultime trascorrono la serata a fare video e foto che ormai tutti hanno già visto, la cosa diventa parecchio monotona. 
Ciliegina sulla torta: l'attesissima elezione del re e regina. Lui, un giocatore di football mezzo cinese la cui unica capacità è saltellare su e giù dal palco facendo facce improbabili. Lei, una messicana dal volto facilmente dimenticabile. 
Io, allibita dalle movenze degli stessi ragazzi a cui viene vietato di vedere film in cui la parola con la f non è censurata. Seriamente, la coerenza?
Tuttavia, il bilancio della settimana è forse per la prima volta preceduto dal segno più, e la parola che contrassegna questo post descrive perfettamente tutto quello che ho vissuto negli ultimi giorni; è un dispregiativo divertente, buffo, quasi una sorta di derisione. 'Gonfio' è la traduzione letterale, che però non rende per niente l'idea. Tutto sommato posso dire che un mezzo sorriso sta pian piano rimodellando la mia bocca, forse è solo la consapevolezza che sto crescendo, che mi sento più grande del 90% dei ragazzi che ho intorno. Finalmente, questo è un bene. 

See yall, 
-Vale



sabato 19 settembre 2015

Stereotypes.

Cercando di scacciare la negatività che ho cominciato a trasmettervi dal momento in cui sono atterrata nel 'New World' (perdonatemi, US history mi sta letteralmente facendo impazzire), ho deciso di scrivere un doppio post in cui andrò ad elencare gli stereotipi che gli americani hanno di noi Italiani, e al contrario quelli che noi abbiamo su di loro ma che sono delle complete fesserie.

L'americano medio dice che:
- adora l'Italia, sarebbe il suo sogno più grande, il verde, la natura, le colline, il pane e l'olio ... e poi li fermo perché questa è solo una delle 20 regioni italiane, e per di più non è la mia.

- ha una bisnonna\bisnonno\zio\prozio\trisavolo\gatto\canarino che viene dall'Italia, o dalla Colombia, o dal Messico... o non si ricorda.

- ha davvero un parente nato in Italia, ma nel milleottocentoequalcosa.

- sono mafiosa.

- oh si, l'Italia, mi piace perché mi piace Olive Garden. (chi è stato in America sa di cosa parlo)

- suono il mandolino (?)

- urlo per le strade 'iamme iamme'

- ho un accento 'OHMYGOSH'

- ho una casa sul cucuzzolo della collina verde.

Ok, direi che è abbastanza.

Posso smentire che:

- non ci sono solo fast food, se li sai trovare, ci sono molti ristoranti quasi decenti in cui mangiare.

- non parlano solo di politica, anzi, avrò sentito la mia famiglia parlare delle prossime elezioni solo una volta.

- non son tutti grassi, o almeno, non il 90% ma il 60.

- qualcuno che si sappia vestire giuro che l'ho trovato.

- non ho ancora fatto un barbecue.

Posso invece confermare tutto il resto, compreso patriottismo, ignoranza e assoluta ingenuità da parte degli adolescenti (farò un post dedicato a quest ultimo argomento.)


Foto random di me che cucino.

giovedì 10 settembre 2015

Accenno.

Ho voglia di scrivere. Ma non ho tempo.
Giuro che è una sofferenza non poter dare sfogo ai propri pensieri se non in un altra lingua, che comunque non esprimerà mai al meglio ciò che macino nella mia testa.

Volevo fare questo breve post per aggiornare un po' tutte le persone (sì, immagino di parlare con un audience) che mi seguono.
Bella notizia? Forse riuscirò ad entrare nella squadra di danza della scuola, la quale apparentemente è più rinomata dell'alquanto penosa squadra di Cheerleading.
Brutta notizia? Ho passato un anno della mia vita a leggere blog di exchenge che parlavano della scuola americana come una passeggiata, una boccata d'aria dalla pesantezza del sistema scolastico italiano ecc. Be, per me non è affatto così. Ho test tutti i santi i giorni, e sì la magior parte sono a crocette, ma credetemi non sono per niente scontati e spesso mi ritrovo a studiare fino alle 10 di sera.
Posso concordare sul fatto che gli insegnanti siano totalmente diversi da quelli a cui sono stata abituata fino ad ora, ma la quantità i nozioni che mi tocca imparare è smisurata. Per non parlare dello sforzo che faccio a leggere tutte le sere 10 pagine di noiosissima storia americana in un inglese antiquato ed incomprensibile.

Bene, tutto questo per dirvi che sto impazzendo con la scuola.
Forse le cose dal punto di vista umano stanno andando meglio, o forse no. Lo scopriremo nella prossima puntata.

See yall

sabato 5 settembre 2015

People.

Non sono mai stata una persona estroversa e socievole. Non sono brava a farmi degli amici. Non sono brava a mostrarmi per quello che sono. Non so immettermi nelle conversazioni altrui per paura di essere di troppo.
Tutto questo in Italia.
Qui? Tutto questo al quadrato.

Il nostro caro e vecchio Aristotele l'aveva già intuito: l'amicizia è la più grande fonte di felicità che un uomo possa trovare nella sua vita. L'amicizia è nella natura umana, l'uomo è di per se uno 'zoon poletikon', un animale politico, è nato per stare insieme ad altre persone.
Le difficoltà però arrivano quando l'uomo capisce che non tutte le persone possono vivere tra di loro in serenità. Ci sono persone che si attraggono e altre che si allontanano le une dalle altre.
Ma cosa succede se un animale viene estrapolato dal proprio branco ed introdotto in un nuovo habitat con altri non appartenenti alla propria specie?
Di sicuro i primi tempi sarà escluso da tutti, in quanto diverso, con diverse abitudini, ma arriverà ad ambientarsi?
Il mio documentario finisce qui, perchè ora come ora non ne conosco il seguito.

Sono qui da due settimane, frequento la MRHS da 11 giorni, e non vedo miglioramenti dal punto di vista umano.
Non capisco se il problema sia io, o loro, o magari entrambi. Mi viene continuamente da piangere, ogni singola cosa che faccio. Ancor di più mi deprimo leggendo i blog dei miei compagni di viaggio, che dopo così poco tempo hanno già la loro compagnia, si divertono, conoscono altri exchange, sono pressoché felici di vivere il loro sogno così com'è.
Io? Io mi alzo alla mattina con il pensiero fisso di dover affrontare un'altra giornata in mezzo a persone che continuano a non piacermi (non sto assolutamente parlando della famiglia, sia chiaro), trascorro la mia mattinata sorridendo a persone che fanno fatica a ricambiare, pranzo con un gruppo di ragazze che parlano solo tra di loro in una sottospecie di strano inglese\spagnolo incomprensibile, l'unica exchange che mi hanno presentato non mi ha nemmeno detto ciao ed è scappata nella classe successiva, passo i pomeriggi a fare i compiti perchè sì, oltretutto mi è anche capitato uno dei distretti più importanti d'America per cui la scuola non è per nulla facile, ceno alle 6, e guardo la TV fino alle 10. Poi crollo. E tutto si ripete il giorno dopo.
 Tutti giustamente continuano a dirmi che è solo l'inizio, è normale, sei già fortunata ad essere nella famiglia in cui sei. Ok, va bene, ma continuo a non stare bene. Con me stessa e con le persone che ho intorno.

Non riesco a scrivere altro oggi, magari integrerò nei prossimi giorni dato che lunedì è Labor Day, festa nazionale.

See yall